Mafia: la storia di Francesca Morvillo, non soltanto la moglie di Falcone
Francesca Morvillo è stata in servizio come giudice al tribunale di Agrigento nel 1971
Per trent’anni e’ stata ricordata semplicemente come la moglie di Giovanni Falcone e rappresentata nelle poche immagini pubbliche con un volto sorridente accanto a quello del giudice che ha simbolicamente rappresentato la lotta alla mafia. Ora la figura di Francesca Morvillo esce dal cono d’ombra in cui e’ stata a lungo relegata e, a trent’anni dalla strage, si prende il posto che le compete come donna magistrato, giurista attenta alla funzione riabilitativa della pena, persona impegnata sul piano sociale e culturale. Questa era la “moglie di Falcone”, straziata con lui nell’attentato di Capaci, nella rievocazione della ministra Marta Cartabia che lunedi’ partecipera’ a palazzo Steri a un incontro organizzato dall’universita’ di Palermo.
L’occasione e’ data dalla presentazione di un volume su Francesca Morvillo, “Non solo per amore”, edito dalla Treccani e curato da tre docenti universitarie: Giovanna Fiume, Paola Maggio e Cetta Brancato. Un altro libro uscito in questi giorni sulla Morvillo (“Francesca, storia di un amore in tempi di guerrra”, Solferino editore) e’ stato invece scrito dal giornalista Felice Cavallaro. Il volume pubblicato dalla Treccani riporta anche la tesi di laurea di Francesca Morvillo su “Stato di diritto e misure di sicurezza”. E’ un lavoro a piu’ voci, che ricostruisce fasi e momenti diversi della sua vita di giurista ma illumina anche la sua umanita’, la sua riservatezza, la sua personalita’. Nelle intenzioni di studiosi, amici e colleghi che firmano vari saggi si mira a rendere giustizia all’unica magistrata vittima della violenza mafiosa. Il suo percorso di vita viene ricostruito sin dagli anni della maturita’ passando per la laurea, conseguita giovanissima nel 1967, e per il concorso in magistratura superato brillantemente.
Figlia e sorella di magistrati, la sua esperienza e’ cominciata come uditrice giudiziaria a Palermo ed e’ proseguita come giudice del tribunale di Agrigento nel 1971, sostituta procuratrice presso il tribunale per i minorenni dal 1972 al 1988 e quindi consigliera di corte d’appello a Palermo con un ultimo incarico di componente della commissione per il concorso in magistratura durato appena tre giorni. I giudizi che segnano le tappe della sua carriera sottolineano pregi umani e professionali di Francesca Morvillo che proprio per il ruolo svolto, come si comincia ad ammettere, non si trovava a Capaci per caso o solo per l’amore che la legava a Falcone, sbocciato proprio al palazzo di giustizia e a lungo tenuto riservato. La storica Giovanna Fiume ha ricostruito il suo lavoro rileggendo relazioni, note dei dirigenti di vari uffici giudiziari, attestati, sentenze emesse da collegi di cui Francesca Morvillo era stata componente. E tra questi collegi c’era anche quello che aveva giudicato Vito Ciancimino nell’ambito del processo per i grandi appalti di Palermo. Per questo Giovanna Fiume, rovesciando un canone abusato, giunge alla conclusione che “e’ stata uccisa una magistrata prima che una moglie”. E la ministra Cartabia, che firma l’introduzione del volume, concorda: e’ stata uccisa “una donna e una professionista figlia della sua Sicilia”.