La confisca dei beni ai mafiosi dibattuta dal Caffè letterario della Questura
Dott. Allotta, come mai, dopo quasi un centinaio di pubblicazioni e di articoli su giornali e riviste, abbia deciso di realizzare “Confische dei beni ai mafiosi”. Un libro del 2003 ma che già anticipava i problemi di oggi. “Prima di rispondere alla sua domanda, la prego di consentirmi di ringraziare il Questore per avermi invitato […]
Dott. Allotta, come mai, dopo quasi un centinaio di pubblicazioni e di articoli su giornali e riviste, abbia deciso di realizzare “Confische dei beni ai mafiosi”. Un libro del 2003 ma che già anticipava i problemi di oggi.
“Prima di rispondere alla sua domanda, la prego di consentirmi di ringraziare il Questore per avermi invitato gentilmente a partecipare a questa sesta edizione del “Caffe letterario – sulla strada della legalità”. Si tratta di una iniziativa ammirevole, dato che ormai si è realizzata una nuova sensibilità, sorta nella coscienza civile degli Italiani ed una rinnovata cultura della legalità, che hanno portato ad una esigenza della conoscenza della legislazione, attuata per combattere adeguatamente la criminalità organizzata, sempre più arrogante e che ancora non è stata – purtroppo – debellata, come risulta anche dalle relazioni degli organi competenti”.
Ma già nel 1998 lei aveva pubblicato uno studio sulla “Rivista tributaria”.
“Si, prima ancora del 2003, quando è stato pubblicato questo mio libro, avevo pubblicato sulla “Rivista Tributaria” nel 1998, quando ero ancora in servizio come Intendente di Finanza di Palermo, uno studio, intitolato “Confische ai mafiosi e demanio dello Stato” e che aveva avuto una rilevante eco a livello nazionale”.
Fu in quel periodo, mi pare che lei conobbe Rosario Livatino, come suo dipendente, in ufficio. Il suo libro è dedicato proprio a lui.
“Mi piace ricordare che ho voluto rendere omaggio alla memoria del magistrato Rosario Livatino, che mi onorava della sua amicizia e col quale avevo avuto anche rapporti di carattere professionale. Infatti non tutti sanno che il dr. Livatino, prima di vincere il concorso in magistratura, aveva vinto un concorso nell’Amministrazione finanziaria e quindi, per un certo periodo, ha lavorato all’Ufficio del Registro di Agrigento, in cui – quale Intendente di Finanza di Agrigento (1978-1986), lo avevo immesso in servizio e debbo dire che, già allora, aveva espresso tutte le sue capacità, la sua preparazione giuridica e il suo dinamismo. Ma anche in seguito, nella sua qualità di sostituto procuratore della Repubblica, avevamo avuto occasione di collaborare e si erano consolidati i rapporti personali”.
Quando nasce la problematica della confisca?.
“Fatte queste precisazioni, debbo dirle che la famosa legge Rognoni-La Torre, emanata frettolosamente sull’onda emozionale dell’omicidio La Torre, aveva dato luogo, in quei primi anni, ad una serie di inconvenienti di carattere operativo, per cui la normativa è stata più volte aggiornata, per renderne più facile l’attuazione. Di ciò mi sono reso conto, quando, come Intendente di Finanza di Palermo (1986-1991) ho dovuto applicare concretamente le disposizioni della legge. Infatti è notorio, che, dopo le fasi del sequestro dei beni, disposto dall’Autorità Giudiziaria, al momento della confisca definitiva, i beni passavano al Demanio dello Stato. E’ noto altresì che, a norma dell’organizzazione di allora dell’Amministrazione finanziaria, l’Intendente di Finanza era il titolare dei beni del Demanio e quindi mi sono trovato a gestire, in una realtà difficile quale quella di Palermo, diversi beni, tra i quali, addirittura delle aziende, oltre ad immobili. Ma ritengo di avere operato, modestia a parte, con criteri manageriali e non burocratici, avendo istituito, all’interno della Divisione Demanio dell’Intendenza, un “reparto confische”, rette dalla dott.ssa Clementina Lanna Bellanca, che operò con risultati apprezzabili”.
Quindi ci ritroviamo oggi una sorta di manuale antesignano, come dicevo, degli attuali problemi.
“Per rispondere definitivamente alla sua domanda, ho trasfuso nel libro la mia esperienza professionale, oltre ai testi legislativi ed alcune notazioni. Ma mi piace ricordare che la pubblicazione, per una felice coincidenza, fu allora presentata nel corso di un convegno su “Economia e legalità”, indetto dall’Associazione nazionale magistrati, organizzato col patrocinio della Provincia regionale di Agrigento, con la partecipazione dell’allora Presidente della Camera dei Deputati, del Presidente della Commissione antimafia Centaro. Quindi, ritengo, un interessante contributo alla conoscenza del problema, che in passato è stato trascurato e che ora assume ulteriori forme di preoccupazione, per la dimostrata presenza di mafie di provenienza straniera. Da qui l’esigenza di un effettivo deterrente per la lotta, ormai da tempo intrapresa, contro questo flagello della società civile”.