Gestore idrico, la Consulta: “Rilanciare Aica si può e si deve fare”
Lo scrive in una lettera aperta la Consulta delle associazioni di Aica
“Rilanciare AICA non solo si può, si deve. Come Consulta ne siamo fermamente convinti e ne abbiamo fatto oggetto di discussione e di confronto in ogni nostra comunicazione. Chi ha avuto la pazienza di leggere, anche in parte, la mole di scritti pubblici prodotti negli ultimi tre anni, conosce o dovrebbe conoscere, il percorso indicato dalla Consulta delle Associazioni per far si che AICA diventi il gestore pubblico che tutti vorremmo. I rammarichi e le occasioni perse in questi primi quattro anni di vita dell’azienda non sono mancati, ma è necessario confidare che il nuovo corso consenta al Gestore da un canto di recuperare il tempo perso e dall’altro canto di ambire all’eccellenza, ovvero di realizzare quell’efficacia, efficienza ed economicità di servizio dalle quali AICA è molto lontana, ma alle quali deve necessariamente tendere. Siamo consapevoli però che nulla di tutto ciò potrà avvenire senza la necessaria assunzione di responsabilità da parte dei protagonisti designati alla conduzione del Servizio Idrico Integrato del nostro Ambito, ossia i Comuni, rispetto ai quali AICA è un “bene strumentale”. Lo scrive in una lettera aperta la Consulta delle associazioni di Aica.
“Da parte nostra è doveroso il richiamo all’importanza del loro ruolo, sia in ATI che in AICA, in relazione al cattivo andamento del gestore, dato che le regole del settore prevedono che siano i cittadini utenti a farne le spese direttamente, tramite il pagamento delle bollette (che devono coprire tutti i costi di gestione – Full Cost Recovery) e indirettamente, tramite i Consigli Comunali (chiamati a ripianare eventuali perdite di bilancio). Il Full Cost Recovery (la totale copertura dei costi), previsto per dettati europei e nazionali, è stato impropriamente applicato, sviando risorse provenienti dalle bollette per spese improprie. Esso andava invece applicato secondo i principi normativi, per far fronte ai costi operativi, di manutenzione ordinaria e straordinaria, anche riguardo le reti idriche, fognarie e per la depurazione, oltre che per ammodernamenti e investimenti infrastrutturali.”
Il presidente Gangarossa prosegue: “Va sottolineata la palese inadeguatezza degli indirizzi e dei controlli forniti dal livello regionale e dai Comuni (nella duplice corresponsabilità di ATI e dei Soci di AICA) contribuendo alle sofferenze
del Gestore. Si aggiungano a ciò fattori ambientali, economici e politici, nonché culturali, ad ostacolare la tutela del bene pubblico e in questo caso, l’interesse dell’azienda pubblica. Di questi ostacoli ci siamo largamente occupati nelle nostre comunicazioni, (dal fardello Siciliacque al ritardo nella costituzione dell’Ambito Unico) esortando ripetutamente chi di competenza ad affrontarli e risolverli a tutto vantaggio della gestione pubblica e del servizio reso agli utenti. Raramente siamo stati ascoltati, più spesso abbiamo subito tentativi maldestri di censura, marginalizzazione, ostracismo. Confidiamo però che questa sia “acqua passata” e che il nuovo corso da poco iniziato sia improntato ad un approccio dinamico e risolutivo di quegli ostacoli prima menzionati.
I quattro anni trascorsi hanno messo chiaramente in evidenza come non ci si possa permettere di trascorrere allo stesso modo i prossimi quattro. Per scongiurare questa eventualità, in stretta collaborazione con ATI si deve, continuare la ricerca e il reperimento di nuova risorsa idrica. La grave crisi di questa estate ha spinto verso questa direzione e sono stati immessi in rete oltre 200 l/s in più, reperiti da vecchi pozzi che, non si sa perchè, non erano mai stati sfruttati, mentre AICA era costretta a comprare l’acqua da Siciliacque, accumulando un pesante debito che ora i cittadini dovranno in qualche modo ripagare. Si deve parallelamente avviare un sistema di contrasto a grandi e piccoli sprechi e furti d’acqua, e a politiche di risparmio energetico tramite l’adozione di impianti fotovoltaici. Spingere i Comuni a pagare l’acqua fornita alle utenze comunali (4,3 milioni di euro) e a ripianare le perdite finanziarie di bilancio dei primi tre anni (6,3 milioni di euro), impegnandosi però a non far produrre all’azienda ulteriori perdite. Porre fine definitivamente ai contratti forfettari e incentivare l’installazione dei contatori, acquisire tutte quelle utenze che non sono ancora servite da AICA, costituire finalmente l’Ambito Unico regolarizzando i requisiti di accesso ai fondi comunitari, puntare al riutilizzo integrale delle acque depurate, mitigare in ogni modo le perdite idriche e puntare a non sprecare occasioni e risorse facendo sfumare progetti e finanziamenti (come testimonia la vergognosa vicenda della rete idrica di Agrigento).
Nelle relazioni dei Revisori si legge chiaramente come l’azienda non sia dotata di un sistema di controllo interno adeguato. Non vi è contabilità analitica per centri di costo che permetterebbe di avere informazioni sulle sacche di inefficienze e di sprechi, al fine di correggerli ed evitare le perdite economiche e finanziarie subite in oltre 6 milioni di euro. Ciò contravviene a precise disposizioni di legge e delibere di Arera e costituisce ulteriore motivazione per ritenere irregolari le tariffe applicate. Su questa base non possono ritenersi accettabili ulteriori aumenti delle bollette a carico dei cittadini. Inoltre senza l’implementazione di una riforma interna che valorizzi le competenze presenti, che ne formi di nuove e che rafforzi l’efficienza di tutto il personale a partire dai dirigenti, questa azienda non potrà che continuare a soffrire e a far soffrire l’utenza. Infine ad oggi non si ha contezza della situazione finanziaria ed economica al 31/12/2024 e non è stato pubblicato il Bilancio previsionale 2025 (da pubblicare entro il 31/10/2024). Con un azienda da cinquanta milioni di euro ci si può permettere di procedere in assenza di adeguata programmazione? La Consulta è presente per dare il suo contributo purchè si inizi presto ad operare in direzione di quell’efficacia, efficienza ed economicità di servizio che i cittadini utenti attendono da troppo tempo. In conclusione è bene tener presente che il risanamento di AICA non sia un fatto trascurabile ne secondario e andrebbe affrontato sapendo che esso è l’unico argine al concreto pericolo di un ritorno al passato, a vecchie/nuove privatizzazioni corredate da costi sociali, politici ed economici che i cittadini non meritano e che non possono assolutamente permettersi.”