Francesco Buzzurro con la sua chitarra elettrizza il pubblico agrigentino
L'artista con la sua bravura è riuscito a guadagnarsi i lusinghieri giudizi del grande Ennio Morricone
Buttiamola giù a botta calda: ”Ma quanto bisognerebbe pagare il nostro Francesco Buzzurro che è un pianeta a confronto con la meteora Achille Lauro”?
Una domanda che dovremmo porci tutti e non solo la nostra governance cittadina sempre zuzzerellona e oggi (con la difficoltà di nominare nuovi assessori) persino in preda a voglie “deputatizie – senatoriali” e sempre mirante a “feste farina e forca” subalterne a “Dio, Patria e famiglia”.
Un concerto, quello di Francesco Buzzurro al “Teatro Pirandello”, seguito col cuore in mano da 600, o poco meno, spettatori.
Buzzurro che è taorminese di nascita ma agrigentino di adozione è “a casa sua” e lo dice con quella affettuosa spavalderia che gli fa inanellare brani classici e di Jazz inframezzati da due sue composizioni dedicate al Rabato.
Il timing delle sue dita sulle corde domina la “plettrata” che diventa unisono orchestrale con impressionante consapevolezza delle dinamiche che sono specifiche per uno strumento come la chitarra. Lui che (a quanto ci dicono le cronache), è un docente di improvvisazioni non poteva che organizzare, stasera, una autentica Jam-session con l’esperienza di anni di studio e di concerti che lo hanno definito un “concertista a sei strumenti” guadagnandosi i lusinghieri giudizi del grande Ennio Morricone.
E dopo ottanta minuti, quando annuncia sornione “adesso chiudo con questo brano”, dal pubblico si leva una sonora protesta che lo costringe a sfoderare ancora un buon quarto d’ora secondo i suggerimenti gridati dalla platea entusiasta.
E allora quanto pagare Francesco Buzzurro, chitarrista internazionale, con denaro pubblico?
Le quotazioni di borsa sono apertissime.
Foto e video di Diego Romeo