Agrigento

Crisi idrica, Legambiente: “nessuna novità, serve un cambio di passo”

Legambiente chiede un deciso cambio di passo e correttivi urgenti, in una cornice di legalità, competenza, correttezza, ed equità tra i cittadini.

Pubblicato 2 mesi fa

Il Circolo Rabat di Legambiente interviene, ancora una volta, sulla gestione della crisi idrica che, già da alcuni mesi, tra costanti disservizi, alimenta la grave preoccupazione dei cittadini. In una lunga nota a firma del presidente Daniele Gucciardo, Legambiente chiede un deciso cambio di passo e correttivi urgenti, in una cornice di legalità, competenza, correttezza, ed equità tra i cittadini.

Abbiamo sottoscritto gli appelli alla politica locale e nazionale, abbiamo recepito fino in fondo tutti gli studi, le ricerche, le richieste cadute nel vuoto formulate dalla Consulta insediata presso AICA, organo statutario finora inascoltato, che già da anni, in assenza dei tanti necessari correttivi, aveva prefigurato una gestione fallimentare del servizio idrico integrato e, quindi, dell’esperienza dell’acqua pubblica nel nostro territorio.  Richiamiamo, si legge nella nota, innanzitutto, le Istituzioni a ciò preposte al pieno ripristino dei valori di equità e solidarietà tra comunità e cittadinanze confinanti che si trovano a vivere in maniera molto diversa questo periodo di grave crisi, per volontà che qui di seguito proveremo a individuare.

La prima richiesta, quindi, è improntare ogni azione del Gestore AICA, ogni azione dell’Assemblea Territoriale Idrica, a criteri di assoluta equità. Uno dei più ricorrenti interrogativi tra i cittadini è relativo alla mancata consegna delle fonti, delle reti, degli impianti, delle utenze da parte di alcuni Comuni ai quali è stata riconosciuta l’esistenza di requisiti, previsti dal Testo Unico, che consentono a tali Enti di gestire in proprio le reti e le fonti, ovviamente a un costo sensibilmente inferiore per gli utenti. Nel 2021 un commissario ad acta ha decretato che nella provincia di Agrigento esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B: in buona sostanza, almeno 8 comuni, per quanto ci è dato sapere, avrebbero integralmente tutti quei requisiti previsti dall’Autorità nazionale, in termini qualitativi e quantitativi, per poter gestire autonomamente il servizio idrico. I Comuni più “fortunati” attestano di realizzare un uso efficiente delle fonti, di effettuare la misura di tutti i volumi idrici prelevati dalle fonti pubbliche, di misurare correttamente, tramite i contatori, tutti i volumi forniti agli utenti, di effettuare correttamente tutti i controlli sulla potabilità dell’acqua, di effettuare ciò che prevede la norma in materia di fognatura e depurazione, ma anche di avere una tariffa approvata dall’Autorità nazionale, cioè dall’ARERA.Apprendiamo, però, che la verifica postuma di tali requisiti da parte di ATI non sarebbe ancora avvenuta, in ragione dell’omessa risposta a precise e formali richieste rivolte ai Comuni. Esattamente cosa si aspetta a fare chiarezza? 

“Tale situazione – vista la perdurante crisi idrica, le turnazioni inaccettabili, famiglie, interi quartieri e tantissime attività commerciali o turistiche letteralmente assetate – non è più tollerabile”, prosegue il presidente Gucciardo. “Faremo appello, pertanto, al Prefetto e al Sig. Presidente della Regione che, ove risultino insussistenti alla data odierna i requisiti per le gestioni autonome, ovvero che gli Enti siano inottemperanti rispetto alle richieste dell’Ente di Governo d’Ambito, le stesse siano immediatamente cessate e, conseguentemente, vengano acquisite al Gestore unico le relative fonti, reti, impianti e utenze.  Il principio di equità tra utenti che appartengono allo stesso Ente di Governo d’Ambito, alla stessa provincia, è un valore assoluto, che ognuno deve impegnarsi a perseguire e che i cittadini pretendono. Constatando, ogni giorno e sempre con maggior evidenza, quanto siamo ancora lontani, lontanissimi, dal raggiungere tale valore di equità tra utenti, di parità di trattamento tra i cittadini, faremo appello in ogni opportuna sede perché cessi istantaneamente ogni forma di grave ed ingiustificata disparità di trattamento, in danno esclusivo e perdurante ai cittadini agrigentini.  Sempre in tema di equità, non stanno sfuggendo agli agrigentini le gravissime e apparentemente ingiustificabili disparità nei turni di distribuzione idrica, non solo con i comuni fuori da AICA, ma anche tra gli stessi comuni di AICA, per i quali i cittadini esigono doverose spiegazioni.  Sarebbe utile capire, in questo momento di gravissima crisi, quale sia la ragione per cui due dei comuni costituenti AICA, cioè Palma di Montechiaro e Camastra, non abbiano ancora consegnato le loro reti, le loro fonti e le loro utenze.  Se è crisi – lo ripetiamo – la crisi va sopportata sulle spalle di tutti, con la massima equità”, afferma Legambiente.

Altro tempo da affrontare è l’efficienza: “AICA ha continuato a sostenere, pubblicamente e da mesi, di non riuscire a espletare un servizio dignitoso in ragione dei ridotti quantitativi idrici forniti da Siciliacque S.p.A., gestore di sovrambito. Alla luce di tali affermazioni si è ritenuto di esaminare, con la necessaria attenzione, gli ultimi tre bilanci della società dai quali, in realtà, emerge che i quantitativi idrici forniti da Siciliacque S.p.A. siano ben maggiori rispetto a quelli che, storicamente, tale gestore di sovrambito forniva al precedente gestore privato.  Del resto, è notizia di pubblico dominio l’enorme ammontare dell’esposizione debitoria di AICA proprio nei confronti di Siciliacque S.p.A.. Quindi, a parità di tariffa praticata, le quantità fornite sono ben superiori rispetto al passato. Senza voler entrare nei tecnicismi, AICA dovrebbe rendere nota, pubblicamente, la ragione di tale evidente “sbilanciamento” in favore delle forniture effettuate da Siciliacque S.p.A. che, notoriamente, vengono ridotte a causa dell’impoverimento delle fonti nel periodo estivo e, quindi, a prescindere dall’attuale grave e generale stato di siccità. La superiore questione non è marginale, ed è anzi essenziale, poiché solo in ragione delle sollecitazioni e dei preziosi interventi di S.E. il Prefetto, in queste ultime settimane è stata implementata l’attività di captazione svolta su pozzi o sorgenti già rientranti nel patrimonio del gestore AICA. In tutta evidenza, quindi, tali attività istituzionali del gestore erano state quantomeno depotenziate, e di ciò i cittadini attendono di conoscere le esatte ragioni, di natura tecnica, economica, di politica aziendale o di qualunque altro genere.Ciò anche alla luce delle illuminanti affermazioni del presidente di AICA nel corso del Consiglio Comunale aperto recentemente tenutosi ad Agrigento, a cui Legambiente ha partecipato attivamente, secondo cui il costo della captazione da fonti proprie è ben inferiore del costo da pagare a Siciliacque: dalla viva voce del Presidente abbiamo appreso che un metro cubo di acqua proveniente dai pozzi di AICA costa meno di un decimo rispetto a quella fornita da Siciliacque, con evidente risparmio per le casse del gestore e, quindi, dei comuni soci e dei cittadini tutti”, si legge nella nota.

Per quanto riguarda l’appalto sulla rete idrica di Agrigento, espletata tardivamente per varie anomalie emerse nel primo bando ed evidenziate dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), non è stato ancora realizzato nulla. 

Noi confidiamo che il Governo della Regione Siciliana opererà il rifinanziamento delle opere, compreso anche il secondo stralcio, ma vorremmo assicurarci sin d’ora che l’appalto venga gestito con modalità ben diverse dalle precedenti, in maniera da assicurare agli agrigentini una nuova rete idrica di qualità, nei tempi contrattuali, pervenendo finalmente alla razionalizzazione della distribuzione in città.  Sul punto specifico occorrono urgenti e precise rassicurazioni pubbliche circa le modalità con cui il gestore AICA e l’Ente di Governo d’Ambito – destinatario del finanziamento – opereranno nel prosieguo dell’appalto. Il rifacimento della idrica di Agrigento, ovviamente, porterebbe un enorme risparmio di risorsa idrica – oggi dispersa per il 60% – quindi gioverebbe a tutti i comuni dell’ambito. In tal senso, riteniamo non tollerabili ulteriori “passi falsi” o ritardi, nella generale convinzione che i fondi pubblici disponibili dovranno essere spesi presto e bene.Ciò che si afferma per la rete idrica di Agrigento, ovviamente, deve intendersi identicamente richiamato per tutti gli altri ingenti finanziamenti percepiti da ATI e AICA e relativi ad opere fondamentali per il Servizio Idrico Integrato in provincia, e per i quali lo stato di relativo avanzamento appare sostanzialmente inesistente. Non può passare inosservata, infine, la notevole mole di documenti e richieste della Consulta degli Utenti che, da organismo statutario e quindi dall’interno di AICA, negli anni ha fatto sentire la propria voce con competenza, lanciando veri e propri allarmi, senza tuttavia ottenere le auspicate risposte. Tra tutti gli interventi pubblici a noi noti, particolarmente approfonditi e pertinenti, c’è un continuo richiamo ai concetti di equità, efficienza, legalità, trasparenza che sentiamo di dover fare nostri e per i quali ribadiamo la piena disponibilità ad ogni forma di leale e fattiva collaborazione.  Con questa nota pubblica, infine, confermiamo la piena adesione e condivisione di ogni iniziativa del comitato spontaneo #vogliamolacqua, del Cartello Sociale, di tutti gli altri comitati e associazioni che continuano a chiedere, ormai da diversi mesi, un impegno ben più efficace da parte della politica locale e regionale nella gestione della crisi idrica”. 

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