Tribunale Riesame deposita motivazioni scarcerazione Arnone: arresto bocciato

I giudici del Tribunale del Riesame di Palermo (presidente Antonella Consiglio, a latere Maria Elena Gamberini e Cristina Denaro) hanno depositato le motivazioni dell’ordinanza con la quale è stato annullato il provvedimento di cattura a carico dell’avvocato Giuseppe Arnone finito in manette per una brutta storia di estorsione nei confronti di una collega.

Per i giudici del “Riesame” non si configura in alcun modo il reato di estorsione ed al massimo, anche se lo escludono (“Gli atti non consentono di ritenere il quadro indiziario neanche del delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni”) potrebbe configurarsi il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, reato per il quale la legge non prevede l’arresto.

Aggiunge il “Riesame”: “Approfondire ulteriormente l’esame per escludere o meno il reato di ragione fattasi, che per certi profili oggettivi potrebbe trasparire negli scritti dell’Arnone, non avendo rilievo cautelare, non è compito di questo Tribunale”.

Ecco in breve il risultato finale della prima tranche della vicenda che ha fatto discutere e scatenato polemiche a più non posso con annessa micidiale incursione de “Le iene” di Italia1 che meglio di tutti hanno inquadrato l’intera storia. Nell’interesse di Arnone era stato presentato ricorso contro l’ordinanza di applicazione della misura cautelare firmata dal Gip di Agrigento Francesco Provenzano – per richiedere l’annullamento della stessa ordinanza, dagli avvocati Arnaldo Faro e Carmelita Danile. Il provvedimento di arresto del Gip Provenzano è stato, quindi, ridiscusso avanti il Riesame in contraddittorio fra le parti. Erano presenti anche i due pm titolari del fascicolo di inchiesta, Carlo Cinque ed Alessandro Macaluso, i quali, dal canto loro, avevano pure presentato appello, per lo specifico riferimento alla temporalità del provvedimento di cattura fissato il Gip al termine dell’udienza preliminare riguardante l’avvocato Francesca Picone (che ha denunciato Arnone). Arnone era stato arrestato lo scorso 12 novembre. A fermarlo, all’uscita dello studio della collega Francesca Picone dove – secondo l’accusa – avrebbe intascato due assegni per un importo di 14 mila euro, sono stati i poliziotti della Mobile di Agrigento. Secondo la procura quei soldi sarebbero state “le prime due rate di una tangente di 50 mila euro che Arnone avrebbe chiesto alla collega per non alzare clamore mediatico su una pregressa vicenda giudiziaria che vede l’avvocato Picone imputata per irregolarità nei confronti di una sua ex cliente. Adesso l’annullamento della misura restrittiva che ha rimesso in libertà l’avvocato agrigentino e rimette in discussione l’intero costrutto accusatorio. Lecito oltre che prevedibile aspettarsi un ricorso da parte della Procura appena saranno vagliate per bene le motivazioni dell’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare.