Cos’era mai Mazzallakkar? Un fortino arabo che proteggeva dal basso il castello di Zabut arrampicato sulla collina? Un presidio più tardo, dopo l’anno Mille, quando l’antica Sambuca era già nata, magari sorto su un’architettura preesistente? Oppure, come ipotizzano gli storici di recente, una masseria fortificata cinquecentesca che i nobili Perollo, i signori della zona, avevano costruito sullo stile dei castelli maltesi, nell’isoletta dove avevano possedimenti; sembra ci fosse anche una sorta di canale navigabile attraverso cui anticamente si portavano masserizie fino al mare. Già il nome, a sentirlo pronunciare, evoca veli, spezie, mercanti, profumi, sete e incensi. Ma la storia del fortino che ogni sei mesi riemerge dall’acqua placida del lago Arancio (altro nome delizioso), è ancora tutta da scrivere. Siamo in un lembo autentico di Sicilia, in una zona dove i tramonti si tingono facilmente di rosa: qui arriveranno domani e domenica (17 e 18 luglio) Le Vie dei Tesori: dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20, si potrà raggiungere la riva del lago e il fortino. La visita guidata partirà dalla Cantina Ulmo di Planeta, affacciata sul lago Arancio.
Ieri l’inaugurazione con l’assessore regionale ai Beni culturali e Identità siciliana Alberto Samonà, il sindaco di Sambuca Leo Ciaccio, il vicesindaco Giuseppe Cacioppo, l’amministratore delegato di Planeta, Alessio Planeta, il presidente della Federazione Strade del Vino di Sicilia, Gori Sparacino, il soprintendente ai Beni culturali di Agrigento Michele Benfari, il presidente della Fondazione Le Vie dei Tesori Laura Anello e tutto il gruppo di lavoro delle Vie dei Tesori.
Le immagini allegate raccontano il luogo, dal cielo, dall’acqua, dai vigneti. È stata anche un’occasione per inaugurare il nuovo percorso tra i filari realizzato da Planeta e un allestimento del Country Museum Iter Vitis con 16 pannelli illustrativi che raccontano la storia recente di Mazzallakkar, dell’agrumeto scomparso inghiottito dalle acque. Una foto dall’archivio Planeta scattata tra 1925 e il 1932 mostra una porta del fortino scomparsa orientata verso Sambuca. A Sambuca è stata invece scoperta una scultura simbolica che racconta il borgo: una lumaca dello scultore Enzo De Luca, che sembra salire su uno dei muri di Palazzo Panitteri: un inno al vivere lento nei borghi, al fermarsi, pensare, godere delle piccole cose.
E rieccoci a Mazzallakkar. Fu proprio l’invaso artificiale, costruito a metà degli anni Cinquanta del secolo scorso nella vallata conosciuta come la “Zona dei mulini”, a sommergere il fortino quando era ancora in buono stato di conservazione. Adesso, con il progressivo abbassamento del livello del lago, insieme alle torri che già svettavano dall’acqua, sono ricomparse anche le mura fortificate, a raccontare il tempo in cui le carovane in marcia si fermavano proprio qui a cercare ristoro. Nel corso degli anni e in tempi più recenti, il fortino venne anche usato dai pastori del luogo per ricoverare le greggi, ma l’antica conformazione squadrata con le torri, è rimasta intatta e riemerge in estate, creando un luogo di straordinaria e misteriosa bellezza. L’amministrazione comunale di Sambuca, contando anche sul richiamo di questa storia unica, vuole adesso valorizzare Mazzallakkar e renderlo fruibile.