Per il pubblico è stato uno spasso, per le attrici protagoniste, di cui due per la prima volta sulla scena (Elisa Capraro e Oriana Fabrizio) è stata una magnifica occasione per dimostrare la loro bravura ed esorcizzare al tempo stesso le decantate o malcantate definizioni che ne danno i maschilisti.
A far tornare i conti e riportare tutto alla conciliazione ci ha pensato, nel corso dei saluti finali agli spettatori, l’attrice Simona Carisi, notissimo medico agrigentino, con una battuta molto rivelatrice “Nella vita non sono poi così stronza”.
Col divertito assenso di tutte le altre compresa Oriana Paolocà che chiudeva il cerchio delle interpreti. Che poi non si sono sentite così accerchiate dal solito “maschio-cacciatore” (Paolo Di Noto) e imbastendo ciascuna a suo modo le occasioni di portarselo a letto all’insaputa delle altre.
Le nostre nonne darebbero di questa commedia una definizione molto più caustica: “Quattro caiorde e un uomo cacciatore” che però il regista Enzo Cordaro ha condotto a buon fine, forse immemore del famoso avvertimento dei Santi Padri della Chiesa: “Vai dalle donne portati la frusta”.
Ed è lo stesso Cordaro che nella brochure di sala ci ricorda che si tratta di uno “spaccato sul mondo femminile. Giulia, Irene e Susanna si riuniscono nella cucina di Silvia per preparare l’esame d’arte culinaria del corso a tavola con lo chef che frequentano insieme e parlano delle loro vite, dei sogni e dei sentimenti. Luca, fratello del vicino di casa di Silvia piomba fra di loro, avvolto in un accappatoio. Presenza questa che cambia i rapporti che si sono creati tra le quattro donne. Inevitabile che insorga la sindrome della preferita”.
La vendetta delle donne sarà raffinatissima ma allorchè tutto sembra placarsi la storia si ripete con il comparire di un altro personaggio in accappatoio (Giovanni Moscato) che lascia preludere nuove sindromi di preferita e nuovi avventurosi accerchiamenti. Un divertente coup de théâtre che manderebbe in bestia il “Metoo”.
In controtendenza e in rotta di collisione con questa biasimabile caccia alle streghe (e agli streghi) che impazza nella cronaca con il Metoo che denuncia e censura un classico cantato dalle più grandi ugole come Ella Fitzgerald, Tony Bennett (“Bimba fa freddo la fuori, resta ancora con me”) insieme alle favole della Sirenetta e Cenerentola.
E’ cronaca di questi giorni la rimozione di un quadro “Ila e le Ninfe” dalla Manchester Gallery per stimolare una riflessione sul modo in cui vengono rappresentate le donne; nella metro di Londra si coprono i nudi di Schiele e Klimt; Amazon blocca il film di Woody Allen “Rainy day” per l’accusa delle presunte molestie. Per capirci un po’ probabilmente bisognerà andarsi a leggere e meditare il recentissimo saggio di Diego Fusaro “Il nuovo ordine erotico”.
Si ricomincia, baby!
testo e foto di Diego Romeo.