La seconda sezione della Corte d’Assise d’Appello di Palermo, presieduta dal giudice Angelo Pellino, ha confermato seppur con alcuni sconti le condanne inflitte in primo grado nell’ambito dell’inchiesta “Scorpion Fish” che riguarda un traffico di migranti con contrabbando di sigarette. L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, è culminata nell’operazione della Guardia di Finanza nel giugno 2017.
Jabranne Ben Cheikh, 30 anni, presunto capo dell’organizzazione criminale, è stato condannato alla pena di 6 anni e 8 mesi di carcere (in primo grado era stato condannato a 7 anni e 4 mesi); sei anni e mezzo a Chiheb Hamrouni, di 28 anni; Ridotte le pene anche a Tarek Ben Massoud, di 32 anni (da sei anni e 8 mesi a cinque anni e 10 mesi più 100 mila euro di multa), e alla 58enne fiorentina Simonetta Sodi, compagna di Ben Cheikh (da 3 anni e 4 mesi a 2 anni e mezzo). E’ stata, invece, confermata la pena inflitta in primo grado (sei anni e 8 mesi di carcere) per i marsalesi Salvatore e Angelo Allegra, fratelli, pescatori, rispettivamente di 56 e 50 anni.
L’operazione risale al 2017 quando gli inquirenti sgominarono una traffico di migranti dalla Tunisia alle coste siciliane e un giro di contrabbando di sigarette. I gommoni facevano base in un porticciolo turistico di fronte il quartiere popolare Sappusi, alla periferia di Marsala.
In primo grado furono assolte sei persone: Mongi Ltaief, di 46 anni, difeso dall’avvocato Luisa Calamia, Anis Beltaief, di 30, Hamadi El Gharib, di 43, Michele Graffeo, di 54, di Marsala, difeso da Salvatore Fratelli, Pietro Bono, di 64, di Menfi, e Giovanni Manoguerra, di 43, trapanese, uno dei presunti scafisti, difeso da Giacomo Lombardo.
A difendere i dodici imputati, oltre agli avvocati Calamia, Fratelli e Lombardo, anche i legali Fabio Sammartano, Carmine D’Agostino, Giuseppe Sodano, Raffaele Bonsignore, Giuseppe Tumbiolo, Giuseppe Accardo, Stefano Pellegrino, Francesca Favata, Romina Ferrari e Accursio Gagliano.