Rania El Moussaid
Si è presentata, davanti al Gip, vestita in un impeccabile abito nero e con tanto di orologio Rolex al polso, bella ed elegante come una “principessa”, Rania El Moussaid, la giovane, di 31 anni, nativa di Casablanca, ma residente di fatto ad Agrigento, coinvolta nell’inchiesta antidroga denominata “Up&Down” condotta dai carabinieri della Compagnia della Città dei Templi, in collaborazione con la Tenenza di Favara, e finita agli arresti domiciliari.
Una figura affascinante e misteriosa quella della “principessa” Rania, che questa mattina si è sottoposta all’interrogatorio di garanzia e alle domande del giudice del Tribunale di Agrigento, Alfonso Malato. E proprio il giudice ha chiesto alla tunisina se conoscesse qualcuno dei coinvolti nell’inchiesta, qualcuno degli arrestati o degli indagati.
Rania, ha risposto con quell’accento esotico che le conferisce, a dispetto delle umili origini, quella regalità da lei, sembra, in alcune occasioni passate millantata.
“Conosco solo Vincenzo Giudice – ha dichiarato la 31enne -, che è stato il mio compagno e dal quale ho un figlio riconosciuto. Non conosco nessuno degli associati. Facevo ciò che Giudice mi chiedeva perchè ero la sua compagna di vita”.
Non si sottrae alle domande del giudice la “principessa” e continua:
“Mi protesto innocente. Il 24 dicembre ero a Parigi da mia sorella che vive lì. Ero andata in Francia per passare le vacanze di Natale e, appena appresa la notizia dell’ordine di custodia cautelare, mi sono costituita contattando l’avv. Salvatore Pennica al quale ho inviato il biglietto aereo. So che l’avvocato Pennica ha contattato i Carabinieri e i pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia informandoli che mi avrebbe accompagnata personalmente dai Militari dell’Arma il 27 dicembre 2016. Appena giunta a Catania i Carabinieri di Agrigento si sono presentati e mi hanno accompagnato proprio ad Agrigento. Sono totalmente estranea ai fatti”.
Si conclude così l’interrogatorio di Rania Rania El Moussaid da Tunisi, 31 anni, la bella “principessa”, dal fascino indiscutibile, finita ai domiciliari per una brutta vicenda di droga della quale dovrà difendersi. Allo stesso ha assistito l’avvocato Salvatore Pennica nominato dall’indagata quale difensore.