E’ stato monitorato sin dall’inizio delle indagini Nicolò Girgenti, l’uomo arrestato ieri per l’omicidio del maresciallo capo dei carabinieri Silvio Mirarchi, lo scorso 31 maggio.
Gli investigatori sono giunti all’uomo ricostruendo la cerchia di persone che gravitava attorno alla piantagione di marijuana sequestrata in quei giorni. L’indagine è stata coordinata dalla Procura di Marsala e Girgenti – agricoltore incensurato – è stato arrestato in esecuzione del provvedimento firmato dal Gip Annalisa Amato.
Sin dai primi giorni è stato sottoposto ad indagini, fornendo durante un interrogatorio una ricostruzione che i carabinieri definiscono “non veritiera rispetto all’esito dei riscontri investigativi”.
Girgenti, nello specifico, “riferiva di essere rimasto a casa per tutta la sera e di essersi addormentato intorno alle 22, quando in realtà, dall’analisi del tabulato telefonico è stato dimostrato – viene spiegato – che era sveglio e soprattutto che la sua utenza agganciava quella compatibile con il luogo dell’omicidio”.
Controlli anche sull’auto utilizzata, che “è stata ripresa” da due telecamere a circuito chiuso mentre percorreva la “possibile via di fuga dal luogo dell’omicidio”.
L’uomo è stato sottoposto all’esame Stub, ovvero il tampone utile per la rilevazione di tracce da sparo, che in seguito alle analisi del Ris di Messina è risultato positivo: numerose tracce sono state ritrovate anche sugli indumenti di Girgenti. L’uomo – che non ha mai rivolto nessuna parola di rammarico rispetto alla tragica fine di Mirarchi – è stato anche sottoposto ad intercettazioni e durante una conversazione gli investigatori lo hanno ascoltato mentre “commentando i suoi investimenti” si rammaricava piuttosto “dell’inferno” che ne era derivato.
Oggi, intanto, si svolgerà l’interrogatorio di garanzia di Nicolò Girgenti, vivaista e bracciante agricolo, ex proprietario del terreno dove cresceva florida la piantagione di droga. Dopo il delitto, con il coordinamento della Procura di Marsala, non si sono mai fermate le indagini del Comando Provinciale dei carabinieri, dei militari del Ros e dello Squadrone dei Cacciatori di Calabria. L’uomo secondo gli investigatori stava per fuggire.
“Spero non sia stato trovato un capro espiatorio”, dice l’avvocato Vincenzo Forti, difensore dell’arrestato.
All’inchiesta ha collaborato anche il Ris di Messina che ha svolto la prova dello stub su Girgenti che sarebbe risultato positivo. “Questo esame – dice il legale – si basa su una percentuale di nitrati, che sono presenti nel concime, che lui maneggia quotidianamente, per questo non mi stupisce. Reputo Girgenti un soggetto scaltro ed intelligente”.
Agli atti del fascicolo, gli inquirenti hanno depositato i verbali di alcuni interrogatori, ricostruendo le dinamiche societarie che hanno legato Girgenti alla famiglia di Giovanni Abate (attuale proprietaria della serra).
Decisivo per il suo arresto l’esame delle immagini registrate da telecamere di sorveglianza – che hanno ripreso la sua auto lungo la possibile via di fuga dai luoghi – e l’esame stub, che ha evidenziato tracce di polvere da sparo sulle sue mani e i suoi indumenti, sequestrati dai Carabinieri prima che riuscisse a lavarli.
Dalle indagini è anche emerso che Girgenti, insieme a complici non ancora identificati, stava rubando piante di canapa indiana dalla serra, approfittando dell’assenza di D’Arrigo, del quale era socio occulto, come emerso da conversazioni intercettate dai Carabinieri.
Le indagini proseguono per individuare gli altri autori della sparatoria.