E’ molto numerosa la comunità agrigentina presente in Venezuela che è alle prese con una crisi drammatica che attanaglia il paese sudamericano. Emigrati della provincia di Agrigento del dopoguerra o figlio di emigrati che in queste ore stanno vivendo momenti drammatici per via di una situazione che vede il paese latino sull’orlo del baratro. E’ di ieri la notizia di un autista di un camion che trasportava alimenti che è stato ucciso e di un agente della polizia è rimasto ferito durante una serie di saccheggi a La Vega, quartiere popolare di Caracas. Una panetteria è stata presa d’assalto da un gruppo di residenti della zona, che ha poi tentato di sequestrare due camion di prodotti alimentari. Il Paese vive una drammatica crisi economica e scarseggiano anche gli alimenti di base, ma anche medicine.Violenti scontri tra manifestanti e polizia locale, con bastoni, pietre e pneumatici in fiamme. Decine di uomini delle forze di sicurezza hanno occupato il quartiere e i commercianti hanno dovuto chiudere porte e cancelli dei negozi per prevenire furti e rapine.
Le proteste, i saccheggi e le rapine aumentano di giorno in giorno, e non solo a Caracas. La grave crisi di mancanza di materie prime, sebbene duri da oltre tre anni, è infatti peggiorata nel corso degli ultimi mesi. Con una inflazione fuori controllo, una moneta, il bolivar che vale pochissimo se non niente, un mercato nero dilagante e una criminalità che va del Venezuela uno dei paesi pià pericolosi al mondo, se non il primo, la comunità degli agrigentini è stretta nella morsa fatta dell’impossibilità di abbandonare tutto e tornare nel paese di origine e un quotidiano fatto di insicurezza, mancanza di viveri ed un futuro incerto.
Proprio in questi giorni un nostro redattore ha contattato una ragazza del luogo che ha confermato quanto di brutto circola in tutti i media del mondo. “Qua la situazione è drammatica, ogni giorno è sempre peggio. Per comprare un chilo di carne devo spendere praticamente quasi tutto il mio stipendio – ci dice Gabriela M. – Si fanno ore di fila anche 10 ore davanti ad un supermercato e quando tocca il tuo turno non trovi nulla. Non si trovano saponette, latte, farina, tutto quello che si trova è carissimo e razionato. Ogni domenica esco con la famiglia a fare un giro per i negozi a caccia di prodotti alimentari. Si trova pochissimo o niente. Ci si arrangia con quello che si riesce ad acquistare. Si fanno tante rinunce. Quando esci devi stare attento. Io la mattina esco e mi faccio il segno della croce perchè il mio paese è ormai diventato troppo violento. Ogni giorni si hanno notizie di saccheggi, furti, omicidi. Molta gente sta lasciando il Venezuela, un paese meraviglioso, davvero bello e con un clima fantastico. Ma la situazione sta diventando sempre di più invivibile e molti vendono tutto quello che hanno per andare all’estero. Qua ci sono tanti siciliani, o figlii di siciliani. Molti vengono dall’agrigentino e anche loro vivono i nostri stessi problemi e le nostre stesse paure”.
Gli italiani nel censimento del 1961 costituivano la comunità straniera più numerosa del Venezuela, precedendo sia quella spagnola che portoghese.
Insomma quella che è stata per molti anni la seconda patria di molti siciliani e agrigentini in particolare vive ore drammatiche. La paura è che prima o poi la situazione esploda in qualcosa di peggio.