“Semel in anno licet insanire”.
Già, almeno una volta l’anno bisogna folleggiare suggerisce un antico detto anche se oggi la follia ci sembra davvero diffusa e quotidiana.
Si vede che l’esorcismo carnascialesco è fin troppo abusato se operatori della Borsa di Francoforte hanno indossato maschere di un carnevale “simil-halloween” per sbeffeggiare il movimento disordinato di capitali, mentre i titoli azionari e le obbligazioni dei Paesi giudicati meno sicuri segnano pesanti ribassi che sfiorano il panico.
Impazzano dunque i carnevali a Cento come a Follonica, a Ivrea come a Putignano, a Venezia come a Viareggio, a Sciacca come ad Acireale e forse ad Agrigento con la sua Sagra vecchia e annegata nel mito che resiste.
Neanche Wikipedia ha aggiornato la nostra festa di primavera definita ancora settimanale e che nonostante sia una vecchia donna di vita che ha visto giorni migliori è costretta ad arginare come può la concorrenza di altre aggiornate kermesse folcloriche.
Intanto le cronache ci dicono che un arrestato ai domiciliari è evaso per andare a vedere il carnevale di Sciacca, segno che il popolare tira allo spasimo mentre il populismo, ci ricordano gli opinionisti, detta l’agenda alla sinistra che in tal modo rischia di soccombere.
E comunque meglio farci una risata senza l’aborrita domanda se il carnevale sia di destra o di sinistra e tentare di goderselo, ciascuno a suo modo.
Ci aiutano i tempi delle larghe intese, degli equivoci ormai asfaltati, inneggiando alla creatività dei carri allegorici ad Acireale e dei carretti siciliani ad Agrigento insieme al sollievo degli amministratori costretti a non depennare dal calendario sagre e ricorrenze che ci illudono che tutto va bene, almeno una volta l’anno.
Ad Acireale, per esempio, nonostante il dichiarato lutto cittadino per la tragica scomparsa di un giovane.
(foto di Fabio Romeo)