Nuova svolta nel processo per l’omicidio dell’imprenditore licatese Giovanni Brunetto il cui corpo, diversi mesi dopo la denuncia di scomparsa, venne ritrovato fatto a pezzi in un agro in territorio di Canicattì. Lo riporta il sito licatanet.it.
Come si ricorderà, scrive il sito licatese, nei mesi scorsi il pubblico ministero aveva chiesto e ottenuto il sequestro di un furgone utilizzato come mezzo da lavoro, di proprietà di Angelo Bianchi, uno dei due imputati insieme a Carità per l’omicidio. Bianchi è assistito dall’avvocato Daniele Cammilleri. Il sequestro del mezzo era stato disposto per capire se su quel furgone fossero presenti tracce di Dna compatibili con quelle di Giovanni Brunetto. L’incarico di esaminare il furgone era stato affidato alla Scientifica di Palermo.
I rilievi sul mezzo hanno però escluso la presenza di compatibilità con i profili genetici di Brunetto. Esami della Scientifica che sono stati utilizzati anche come incidente probatorio. Nell’udienza di venerdì scorso la svolta. Il perito nominato dal Giudice per le Indagini preliminari Francesco Provenzano, ha depositato la propria perizia e la conseguente esclusione che le tracce trovate sul furgone di proprietà del Bianchi fossero dell’imprenditore Brunetto. Il mezzo in buona sostanza non sarebbe stato utilizzato per trasportare Brunetto. La nuova prova di fatto scagionerebbe Bianchi verso cui l’avvocato Daniele Cammilleri ha chiesto nuovamente l’archiviazione.