Nella “stanza della tortura” pirandelliana ritorna “il rumore delle lagrime” con la messa in scena di un bel testo e la regia di Lauro Versari, “Tenerezza, un insolito stato di grazia” sul tema dell’autismo. L’amministrazione comunale agrigentina ha devoluto parte dei suoi fondi per sensibilizzare e solidalizzare con quanti sono afflitti da questa dolorosa diversità ed ecco subito i fatti con un convegno apposito promosso dall’assessore Gerlando Riolo e la messa in scena del testo di Versari interpretato da Gaetano Aronica che da oggi potremmo chiamare “Gaetano dei miracoli” associandolo al ricordo di un grande film di alcuni anni fa, “Anna dei Miracoli” con la mai dimenticata Anne Bancroft. Ma anche l’altro interprete, Ivan Giambirtone nel ruolo del giovane autistico, potremmo aggregarlo alla memoria di un altro grande film, “Rain Man” con Dustin Hoffmann che rappresentava lo stesso problema sociale. In realtà sono poche le opere teatrali e cinematografiche improntate al problema dell’autismo. Addirittura alcuni mesi fa Robert De Niro era stato costretto a ritirare il film sul proprio figlio autistico mentre è notizia di oggi la confessione del sottosegretario Faraone per la figlia afflitta da autismo vissuto per anni in doloroso silenzio. La storia di “Tenerezza”- ci dice Lauro Versari -gira attorno a due fratelli “Carmelo, il fratello grande, vive in un vecchio, trascurato e semideserto appartamento con Peppuccio, fratello più piccolo e malato al “Pensiero”. Per intrattenerlo e per tentare di comunicare con lui, asseconda le imprevedibili provocazioni, i giochi e i rituali che lo stesso fratello crea giorno dopo giorno. Una esperienza estrema, l’incontro di due linguaggi in un serrato dialogo liberamente ispirato alla scrittura di Carmelo Samonà (Il Custode – Fratelli) quello articolato e metodico della”normalità” e quello sfuggente e perentorio, virtualmente illimitato, della “diversità”. Tema centrale in “Fratelli” di Samonà è la ricerca dell’Altro, una ricerca che Vergari traspone e racchiude in poco più di 70 minuti con una sostenuta guerriglia di parole che a volte potrà sembrare didascalica o improbabile ma non lo è se ci ricordiamo della strepitosa intelligenza e velocità di calcolo del personaggio di Dustin Hoffman. “La perderemo questa guerra, la perderete questa guerra” grida Peppuccio in una sua solipsistica sfuriata, ma alla fine la guerra, i due fratelli, la vinceranno insieme. Il Carmelo scrittore e docente universitario vince arrendendosi alla “voglia di tenerreza” che Peppuccio gli scrive sui fogli sparsi per terra, Peppuccio dal canto suo con le valige in mano e a testa bassa, trasmette al fratello la catarsi finale che li induce all’abbraccio liberatorio suggellato da una vorticosa danza dell’autistico “Icaro il pilota”, finalmente senza “paura di volare”.