A volte anche le squadre meno quotate e famose sono protagoniste di vere e proprie favole. Il basket in Sicilia non è certo paragonabile alla storia di altre regioni italiane, come ad esempio la Lombardia o l’Emilia Romagna, eppure va detto che la pallacanestro vive anche e soprattutto di queste meravigliose realtà.
Due favole che meritano di non essere abbandonate anche dal punto di vista narrativo, sono quelle di Capo d’Orlando e Messina, oltre alla Fortitudo Agrigento, che hanno toccato, seppure in tempi diversi, i picchi più alti della pallacanestro siciliana. Tra stagioni travagliate e dure, sono arrivate anche numerose soddisfazioni che hanno reso orgogliosi un po’ tutti gli appassionati di pallacanestro in Sicilia.
L’emozione del Messina in serie A nel 2003-04
La stagione di cui stiamo parlando è stata, senza ombra di dubbio, una delle più belle nella storia del massimo campionato italiano. Per il Messina e i suoi tifosi si è trattato di un’esperienza praticamente impossibile da dimenticare. Un anno incredibile, vissuto confrontandosi con le migliori compagini di questo torneo, a volte a viso aperto, altre volte cercando di limitare il più possibile il gap, economico e non solo.
Il debutto è stato qualcosa di magico, dal momento che è arrivato contro i campioni d’Italia dell’epoca, ovvero la Benetton Treviso. Per chi era presente quel giorno, si è trattato di un evento in grado di far venire la pelle d’oca, compresa la grande attesa per un evento più unico che raro. Merito, come detto, anche del fatto di debuttare al PalaSanFilippo avendo di fronte quella squadra che, come confermato da tanti appassionati e dalle statistiche delle quote sulle scommesse sul basket, stava dominando un’epoca. Un sogno durato poco, visto che alla fine della stagione Messina è retrocessa, arrivando al 18° posto, esclusa per inadempienze finanziarie.
L’Orlandina, un esempio virtuoso della pallacanestro italiana
Una sorta di miracolo, con tutte le dovute proporzioni. A Capo d’Orlando ci sono poco più di tredicimila abitanti, ma la passione che si respira entrando nel palazzetto è letteralmente contagiosa. Non solo, dato che il simbolo dell’Orlandina è la famiglia Sindoni, che ha saputo portarla davvero ad altissimi livelli.
I Sindoni, infatti, rilevarono la compagine quando militava in serie C2 nel lontano 1996 e, nel giro di soli cinque anni, furono in grado di trascinarla fino in serie A2. Una storia che è espressione di quanto le idee, quelle strutturate e geniali, possono essere forti e portare verso lidi e risultati a volte anche del tutto inaspettati.
Un vero e proprio messaggio positivo lanciato un po’ a tutto il movimento della pallacanestro italiana. Insomma, anche il coraggio di proporre delle nuove soluzioni e delle idee nonostante un budget limitato è apprezzabile e non solo la capacità di spendere in modo fruttuoso per chi ha grandi budget. Il punto più alto probabilmente della storia dell’Orlandina basket si è toccato nella stagione 2007-08. Tra la firma di Drake Diener e quella di Tyus Edney, oltre che l’ammissione per la prima volta nella sua storia a una competizione internazionale come l’Eurocup, sono stanti tanti in quella stagione gli aspetti indimenticabili.
Eppure, poco dopo, il sogno svanì, dato che nell’autunno del 2008 Capo d’Orlando venne esclusa dal campionato dietro decisione della FIP, insieme a Napoli. Da quell’esperienza, piuttosto controversa a dire la verità, è nata una società ancora più basata su una progettualità a lungo termine. Se nel 2008 è stato probabilmente il punto più alto nella storia della compagine siciliana, la nuova dimensione che ha trovato in seguito a quanto è successo sembra rappresentare l’abito più adatto per una realtà come Capo D’Orlando.
Non si punta più alla firma di campioni in cerca di rilancio, ma si vanno a cercare giovani americani dall’alto potenziale, che giocano in squadre che militano in campionati europei minori, come ad esempio in Romania oppure nella prima lega in Ungheria.