Siamo lontani dall’Agrigento “spettrale” proposta dal nostro Comune.
Ci aspetta invece una estate mitica con albe teatralizzate, passeggiate al tramonto, maratone di letture, l’opzione di un tocco di yoga e sempre al tramonto “un esperimento particolare: Mindyourmuseum, una lezione condotta da un maestro di yoga, nel chiostro del Griffo. Per conciliare la cura del corpo, la voglia di leggerezza, la riscoperta di sé, con un luogo che avvia un dialogo con la Storia.
Si potranno scoprire, anche se si è alla prima esperienza, le pratiche Hathayoga che affrontano l’aspetto fisico e corporale con le asana, le posizioni ideali per il benessere fisico ed il raggiungimento dell’equilibrio interiore”,
Questo è uno dei cordiali e solleciti avvertimenti che in una nota diffusa alla stampa ci fornisce il Parco archeologico e Coopculture che, a sua volta ha soppiantato da tempo l’assessore comunale alla cultura, sembra con buona pace di tutti che accettano o subiscono il “ricco governo ombra” di quest’altra città chiamata Parco archeologico. Solo che, a ben vedere, l’assessore comunale alla cultura della Giunta Firetto dovrebbe almeno dimezzare i suoi emolumenti visto che gli hanno “scippato” il ruolo. Forse una delle poche correzioni che la Giunta Firetto potrebbe fare è quella di suggerire meno internet per la vendita dei biglietti in una Agrigento dove vaste fette di società non ne sono fornite. E così evitare di apparire divisivi e classisti prendendo le distanze da una Coopculture che ancora annaspa tra scarti renziani e rimasugli dalemiani. Si smentirebbe altresì la leggenda metropolitana di stare “vicino ai Parioli e lontano dalle periferie” evitando ripercussioni sulla prossima tornata elettorale.
La nota congiunta di Parco e Coopculture per la sera del 23 giugno avvertivano ancora: “Se poi la stessa sera si vuole continuare la propria esperienza, si può tornare in Valle per assistere (alle 21) alla “Medea” di Euripide, regia di Marco Savatteri, spettacolo già applaudito un mese fa al XXV Festival internazionale del Teatro classico dei giovani, a Palazzolo Acreide. Una rilettura moderna del dissidio ancestrale tra nomos e fusis, legge di stato e legge di natura. Medea ed i suoi fantasmi prenderanno vita, tra teli bianchi, ricordi, riflessioni, tecniche teatrali e multimediali contemporanee”.
Disobbedendo allo yoga siamo andati a vedere la Medea di Marco Savatteri. E non ce ne siamo pentiti perché la messinscena mantiene le promesse iniziali e le ragazze/i del nostro Liceo Empedocle si sono impegnate con creatività sorprendente in una opera dove tutti i personaggi perdono le persone care o la loro stessa vita (compresa Medea, che pur uscendo vittoriosa dalla vicenda ha sterminato la propria famiglia).
Sono però soprattutto i più deboli ed innocenti a pagare il prezzo più alto: i figli di Medea e la sposa di Giasone, che muoiono per una vicenda nella quale non hanno avuto alcun ruolo. Ha espresso la sua soddisfazione la dirigente Anna Maria Sermenghi nel congratularsi alla fine dello spettacolo con gli interpreti di una tragedia che ripercorre e contiene una forma di critica al modello familiare tradizionale in uso nella Atene del V secolo a. C..
Ma non solo, la tragedia propone uno scontro tra culture diverse: una considerata più moderna e civile (Corinto), l’altra più barbara e arretrata (la Colchide). Un conflitto che oggi continua a ripetersi producendo drammi e tragedie familiari di cui sono piene le cronache. Doveroso citare gli interpreti di una messinscena nata con presupposti didattici e pedagogici sulla memoria dei classici: Giorgia Cuffaro (Medea), Francesco Infurna (Giasone), Vincenzo Vanadia (Creonte). Il Coro: Simona Alba, Angelo Capraro, Raffaele Cuffaro, Giuliana Di Stefano, Nilde Gagliano, Stefania Lucia, Federica Maglio, Elisabetta Marchica, Aurora Palillo (nutrice), Matilde Sapuppo (messaggero), Irene Scicolone, Giulio Seminerio (Egeo), Francesco Zarbo. Referenti progetto: Josè Miccichè, Anna Maria Di Nolfo. Aiuto regia Martina Scorsone. Costumi di Valentina Pollicino. Servizio Audio Pro Studios Vassallo.
Testo e foto di Diego Romeo