“Sognatrice lubrica-prigioniera del tempo scaduto-tolgo la maschera di cartapesta-per liberare il ruggito dei boschi-dalle foglie di quercia vecchia-che spazzo via con animoso dispetto-per poi morire da sola in questo letto”.
Come si fa a portare in scena questi versi bastevoli a racchiudere una vita intera? L’ha fatto il regista Salvatore Di Salvo, anzi non l’ha fatto, non li ha scelti. ed ha estrapolato dalle 82 poesie di Margherita Biondo un reading estenuato di versi (letti con l’impassibilità di una Sfinge, tranne per Zaira Picone) insieme a vecchie canzoni d’amore cantate dallo stesso Di Salvo con gradevole intonazione. E in quel clima teatrale estenuato tutto è apparso come se i versi uscissero dai pizzini dei Baci Perugina mentre il loro valore era da innestare più drammaticamente “nell’universo di ognuno fatto di certezze e incertezze, sofferenza e speranza”.
Sono le parole di Fausto D’Alessandro nel corso della presentazione al Circolo Empedocleo di questa silloge di poesie ”L’amore imperfetto”, presente anche Salvatore Di Salvo che della letteratura femminile e femminina è un solerte interprete avendo già portato in scena opere di Serena Dandini e di Daniela Spalanca quest’ultima insieme alla Biondo edite dalla Medinova di Antonio Liotta che ha aperto al territorio nostrano una bella collana.
Di Salvo avrà compreso benissimo il giudizio di D’Alessandro che chiudeva in maniera inequivocabile col dire: “L’amore imperfetto” abita i cieli contigui di un altro suo personaggio del romanzo “Veronica che guardava cadere la pioggia” e in attesa di altre metamorfosi mentali e artistiche concretizza la sua entità in una esistenza agile, veloce e faticosa di lavoro, di attenzione e premure per i suoi studenti, di dedizione alla madre. Generosa e rigorosa si divide tra la vita per altri, la pittura e la narrazione che la sua fantasia intelligente le propone”.
Parole che francamente non ci hanno meravigliato perché già vent’anni fa ci eravamo occupati della Biondo con un reportage che la inquadrava, oltre che poetessa, anche come finissima pittrice e grafica di pregio. Anche la regia di Di Salvo è rimasta ferma ad un monitoraggio di “quadretti” e pale d’altare, tra l’altro di diretta provenienza da quel “Cattive” di Francesca Cosentino e la regia di Beniamino Biondi che lì funzionavano a dovere e che qui non aggiungono nulla a una possibile reinterpretazione.
Una deludente clonazione registica che tra l’altro abbiamo notato in una recente messa in scena di Giovanni Volpe sempre al Posta Vecchia. In tal modo si rischia di deludere il pubblico che nella seconda serata di “L’amore imperfetto”, già appariva latitante, ben lontano dalle repliche di precedenti lavori di successo di Di Salvo, detentore tra l’altro del laboratorio teatrale “Teatranima” che contempla recitazione, dizione, espressione corporea, canto moderno, storia del teatro, produzione spettacoli e che si pubblicizza con enormi manifesti murali.
Tutta roba benemerita, ce ne fossero!, ma ad una osservazione esterna e per quanto finora realizzato gli attori e le attrici sembrano ostaggio di una idea di teatro molto ristretta, per quanto necessaria alla prosecuzione del Teatranima. Ancora lontana da un teatro a tutto tondo.
Speranzose di altre belle speranze le attrici Claudia Frenda, Irene Giannone, Consilia Quaranta, Zaira Picone, Alex Di Rosa, Sara Duminuco.
Salvatore Di Salvo canta Gino Paoli, Cammariere, Umberto Bindi, Del Turco, Sergio Endrigo, Bruno Martino, Mia Martini.