Siamo alle battute finali del “Berretto a sonagli” in scena al Teatro Pirandello.
Ciampa comincia a impostare la sua “trattativa” con la signora Fiorica. Il raziocinante scrivano implora, piange, tra le mani un gran fazzoletto bianco che utilizza per detergere il viso: ” E che cos’ero io? Niente? Pietra d’affilare? Mi gettava a terra; mi prendeva così, con due dita, come uno strofinaccio qualunque; mi buttava in un canto, proprio come se non ci fosse da fare nessun conto di me… . Si può aggiustar tutto… pacificamente… In una casa di salute, signora! Tre mesi. Villeggiatura. ‑ «È pazza! Posso più farmene d’una pazza?». E basta così! Il cavaliere non avrà più da mortificarsi, domani, comparendo tra i suoi amici; e la signora va a farsi tre mesi di villeggiatura! ‑ Via, via, sbrighiamoci, che meglio di così non si potrebbe fare! Ma deve partire assolutamente questa sera stessa! Gliel’insegno io come si fa. Basta che lei si metta a gridare in faccia a tutti la verità. Nessuno ci crede, e tutti la prendono per pazza!”
Ciampa afferra per un braccio la signora Fiorica, la trascina dinanzi al fratello, al delegato, alla madre, alla Fana, poi la scaraventa a terra. E lì distesa sul pavimento la Fiorica esausta e umiliata chiede con voce flebile e sottomessa “Posso iniziare a gridare?”.
Non si era mai vista una Fiorica così debellata, così prone al raziocinio obbligatorio del perfido docente di lanterninosofia. L’avevamo vista sempre come fiera e indomabile erinni che grida “beeee” e sulle cui urla cade la tela. Questa della “trattativa” è una scena lunghissima che Sebastiano Lo Monaco, produttore, regista e interprete dosa con meticolosa attenzione, ne assapora tutti i risvolti, vi racchiude tutte le eredità interpretative che lo hanno preceduto nella storia e non fa fatica a liberarsi dall’impostazione rigorosa del Ciampa “diverso” impressa dalla regia di Mauro Bolognini, mitica messinscena in prima mondiale al teatro del Kaos di Agrigento, proprio nel tragico giorno della strage libanese di Via D’Amelio.
Dopo venticinque anni, Lo Monaco se ne libera, adesso che può anche come direttore artistico del Teatro Pirandello, si diverte, probabilmente si sarà messo d’accordo col fantasma di Angelo Musco che convinse Pirandello nella scrittura teatrale definitiva a isolare la Fiorica e a potenziare Ciampa.
Tanto si diverte, Lo Monaco, che nel duetto (allungato) con Fifì La Bella rompe con voluttà provocatoria l’unità stilistica della regia e la trasforma in un battibecco da Ambra Jovinelli, da Bagaglino. Che risulta anche debole e risaputo coi tempi che corrono ma Lo Monaco non demorde, l’ombra di Musco lo affascina, è questa l’occasione per rendergli omaggio e per silurare definitivamente la signora Fiorica stendendola ai suoi piedi come una mappina.
Maria Rosaria Carli, la signora Fiorica, si attiene alla perfezione alle indicazioni della regia, ne accetta il ruolo sacrificale e verrà poi omaggiata, a luci accese per il saluto al pubblico, dal regista Ciampa Lo Monaco non solo con un baciamano ma con un “religioso” bacio sul seno, anzi dei due seni, della Carli.
Le scenografie della giapponese Keiko Shiraishi non fanno affatto rimpiangere quelle “sironiane” di Umberto Bertacca nella prima mondiale del ‘92 e si lasciano apprezzare per il delicato e leggiadro fondale di betulle foglianti. Un bel tandem questo della Shiraishi e del “costruttore” di luci Nevio Cavina, tandem che “folleggia” in grandiose messinscena liriche e teatrali. Al punto giusto di coinvolgimento gli altri interpreti che spesso figurano da isole decorative sempre obbedienti a una impostazione che non lascia loro scampo: Clelia Piscitello (La Saracena), Gianna Giachetti (Assunta La Bella), Lina Bernardi (Fana), Rosario Petix (delegato Spanò), Claudio Mazzenga (Fifì La Bella), Maria Laura Caselli (Nina, moglie di Ciampa). I costumi di Cristina Da Rold e le musiche di Mario Incudine.
Per la cronaca il pubblico si diverte, ride e ridacchia e sempre per la cronaca potremmo chiederci: il lavoro teatrale ha successo quando l’offerta dei sogni da parte dell’autore corrisponde alla domanda di sogni dello spettatore, in perfetto equilibrio con l’economia teatrale?
Probabilmente ognuno crede di aver bisogno di certi sogni ma in realtà ne sogna altri. E sono questi i suoi veri sogni.
Anche per questo Pirandello è grande ed è in ogni luogo (dopo l’Onnipotente), pensate un po’ a tutti i protagonisti della odierna “trattativa” che ci stiamo tirando dietro all’infinito.
Se applicassero (oggi come ieri) il “metodo Ciampa” sarebbe una soluzione grandiosa.
Testo e foto di Diego Romeo