Ieri sera, a Sciacca, si è riunito il Consiglio Comunale in seduta straordinaria in seguito all’alluvione che si è abbattuta in tutta la zona lo scorso weekend e che ha provocato danni, disagi e anche un disperso, Vincenzo Bono, di cui non si hanno notizie dal 25 novembre scorso.
ll dibattito politico, condotto sia dalla maggioranza che dall’opposizione, ha avuto come epilogo comune l’inserimento dello stato di emergenza. E’ questa una condizione che viene deliberata dal Consiglio dei Ministri e apre una via che supera le lungaggini burocratiche. Come ha detto il consigliere comunale Mario Turturici, per “risollevare subito Sciacca dalla situazione post nubifragio accorre che Sciacca sia inserita nello stato di emergenza”.
E’ la legge 225/1992 che bisogna cogliere, una norma che “fa assumere pieni poteri ad un Commissario straordinario nominato dal ministro dell’Interno (che può delegare anche il sindaco) capace di assumere decisioni senza varcare le fosse caudine della burocrazia”. E’ stata questa una proposta accolta da tutto il Consiglio comunale, e il sindaco Fabrizio Di Paola ha assunto l’impegno, insieme alle forze politiche rappresentate in aula, di percorrere tale strada. La richiesta dello stato di emergenza va inoltrata alla Regione che a sua volta, assumerà determinazione da inoltrare al Governo nazionale.
Lo stato di calamità naturale è stato già proclamato e la Regione ha già deliberato le somme da elargire ai comuni che hanno subito danni a causa del nubifragio. Ma sono somme che sono destinate in via prioritaria alle infrastrutture.
Per dare ristoro immediato ai privati, invece, è necessario percorrere la strada dello stato di emergenza. Gli uffici dell’assessorato dei lavori pubblici e della locale protezione civile, diretto dall’ingegnere Giovanni Bono, sono al lavoro senza sosta per fare la verifica e la conta dei danni che fino ad oggi sommano a 20 milioni di euro. £ milioni per sistemare la viabilità, 13 per la risistemazione e la messa in sicurezza del patrimonio comunale, 6 per i privati.
Le strade extraurbane/rurali che hanno evidenziato subito maggiori danni e sono impraticabili sono le contrade Portolana, Aquilea, Isabella, via Moro, via Ghezzi, contrada Bonfiglio-Locogrande-Quarti San Domenico, Cannaceci- via Sant’Agata dei Goti, piano Fusilli. La contrada San Giorgio è devastata. Strade urbane.
Queste le vie urbane costrette alla chiusura per i danni. Via Melfi, via del Pellegrinaggio lato monte, parte della via Amendola e piazza Porta Palermo. Fino a ieri sera, l’Ufficio tecnico comunale ha registrato 109 istanze di cittadini e imprenditori che hanno subito danni. Un’attività subito danni per un milione di euro. Ma il numero di 109 è destinato ad aumentare, tanto che il Consiglio comunale ha suggerito di rafforzare l’organico per adesso a disposizione dell’Ufficio tecnico che si occupa della questione.
Una cosa è certa: la città è stata devastata proprio a ridosso dei due torrenti, Bagni e Cansalamone. Sciacca è stata “concepita” come città del deserto, dove le piogge sarebbero state scarse per l’eternità. Oggi, invece, il clima è mutato e subiamo gli effetti del clima tropicale. Torrenti piccoli si trasformano in fiumi impetuosi. E’ qui che bisogna agire pensando all’immediato futuro. Torrenti che per mancanza di soldi non vengono ripuliti e poi creano danni per milioni di euro.
Il sindaco Di Paola, nella sua relazione in Consiglio comunale, ha spiegato i momenti che hanno precedeuto il disatro naturale. Nessun avviso di allerta rosso èmai pevenuto al Comune. Nelle 48 ore precedenti solo uno verde e uno giallo. Ma oltre al cartaceo, gli avvisi della Protezione Civile regionale giungono anche e soprattutto con SMS. Il sindaco ha ribadito,come del resto quello di Ribera, che nessun SMS di allerta di livello rosso sono mai arrivati a destinazione.