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Omicidio Ciulo: ucciso per uno sgarro al boss?

La domanda è secca, diretta: “Avvocato le ha mai parlato dì omicidi ha mai partecipato a omicidi Buggea?”

A porla sono i pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo all’avvocato Angela Porcello, 51 anni, recentemente cancellata dall’albo perché arrestata nel febbraio scorso nell’ambito dell’operazione antimafia “Xydi” che ha sventrato il mandamento mafioso e stiddaro di Canicattì.

La risposta è meno diretta ma ondivaga, non chiarificatrice: “No, di un omicidio ne abbiamo parlato e oggi ve ne volevo parlare ma non c’aveva partecipato Buggea”.

Incalzano i pubblici ministeri: Buggea non ha mai fatto un omicidio neanche come esecutore materiale come in qualche modo …

Risposta: “Che a me ne abbia parlato? No, è che sono a conoscenza del movente dì un altro omicidio sì, ed è l’episodio dì cui vi volevo parlare oggi di tale … credo si chiami Ciulla, io il nome non lo so, che è stato a Canicattì, ed è stato trovato bruciato nel cofano dell’auto, dato che ricordo perfettamente che è padre di 4 figli … era padre di 4 figli…”.

La cinquantenne Angela Porcello, cancellata dall’Ordine degli avvocati, riannoda i fili dei suoi ricordi e afferma: “Nel luglio 2015 Buggea (Giancarlo, suo ex compagno e ritenuto boss a Canicattì, ndr) e Giuliana (fiancheggiatore di Buggea, ndr)  mi avevano raccontato dettagli dell’omicidio di un certo Ciulla, avvenuto a Canicattì forse nel 2014, ritrovato carbonizzato nel portabagagli di un’auto. Questo Ciulla, che era un bracciante agricolo. aveva avvicinato il Buggea mentre stava prelevando allo sportello Bancomat e gli aveva chiesto del denaro per far fronte ad alcune spese, Buggea aveva quindi consegnato parte della somma che aveva prelevato non potendo lui aiutarlo in altri modi per esempio assumendolo presso la propria impresa agricola perché il Buggea era sottoposto a misura di prevenzione e il Ciulla aveva precedenti penali”.

“Buggea gli aveva però consigliato di recarsi presso un ‘altra impresa agricola a chiedere di essere assunto. So poi che Ciulla si era recato in un locale notturno, lo Chez Vous, riconducibile a Calogero Di Caro, portando con sé una pistola che aveva sbattuto sul bancone e aveva inveito contro Di Caro; i soggetti lì presenti, compreso il Giuliana, lo avevano condotto fuori dal locale, Di Caro non era sceso.  Due giorni dopo questo episodio, Ciulla era stato ritrovato morto. Né Buggea né Giuliana mi avevano però detto chi erano stati gli autori di questo omicidio. Lui si era rivolto anche ad altre persone per trovare lavoro, e gli consiglia dì andare alla “Cooperativa Insieme” e dai fratelli Leone, la “Cooperativa Insieme” ma a quanto pare questo Ciulla non ne trova lì lavoro e allora una sera, così mi racconta il Buggea, e mi conferma il Giuliana perché di questo fatto ne parliamo tutti e tre insieme, si reca al locale Chez-vous, locale intestato credo a Michele Giordano ma che è nello stesso stabile dove abita  Di Caro e ci va con una pistola in mano questo Ciulla, e posa a mo’ di sfida, chiamando e dicendo al Di Caro di scendere, era in preda anche un po’ ai fumi dell’alcool, perché era in una fase di disperazione anche per non potere mantenere questi 4 figli, sbatte la pistola su un tavolinetto di questi dello Chez-vous e dice al Di Caro di scendere sfidandolo”.

Il Pm chiede chiarimenti:  ma che c’entrava Di Caro?

“Questo io non lo so – risponde l’avocato – non so se aveva chiesto pure lavoro a Di Caro o se voleva un aiuto da Di Caro che in quel momento rappresentava la famiglia mafiosa a Canicattì. Poi se lo portano fuori e c’è il Giuliana presente a questa circostanza, e se lo portano fuori per farlo desistere dal continuare a questa rimostranza che voleva essere quasi una rimostranza, non so se. Un giorno dopo o due giorni dopo il Ciulla viene ritrovato bruciato nel cofano dell’autovettura.  Giuliana viene chiamato per essere sentito in Questura, perché l’ipotesi accusatoria era che il Giuliana avesse portato questo signor Ciulla sul luogo … siccome camminavano insieme, uscivano spesso insieme, fosse stato lui ad accompagnarlo nel luogo dell’esecuzione o dove era avvenuta l’esecuzione.

Il delitto di cui parla l’avvocato Porcello (peraltro ben investigato dal personale della Squadra mobile di Agrigento che all’epoca dei fatti fece un rapporto coincidente con le dichiarazioni dell’indagata) riguarda Calogero Ciulo, 44 anni, scomparso il 27 maggio 2013 e fatto trovare assassinato e bruciato nel portabagagli della sua Fiat Bravo il 3giugno successivo nelle campagne tra Delia e Campobello di Licata. Presentava otto fori, come stabilito poi dall’autopsia, provocati da pallettoni.

Non è il solo argomento di interesse – ma i pm della Dda non hanno attribuito al legale la veste di genuino collaboratore – laddove si legge tra le sue dichiarazioni che “Sono a conoscenza di numerosi episodi estorsivi nell’ambito del commercio ortofrutticolo, nelle annate agrarie 2019 e 2020 (l’annata agraria comincia a luglio e si chiude a dicembre). Nel 2019, esponenti della Stidda si inseriscono nel mercato al fine di sostituire la figura dei mediatori che sono coloro che si frappongono fra il produttore e il commerciante, e per fare ciò, percepiscono il 3% dell’importo. Il mediatore si reca dal commerciante e mette in contatto quest’ultimo con il produttore; ogni commerciante ha i propri mediatori. Che io sappia, non esiste un albo dei mediatori. Nell’individuazione dei mediatori c’è sempre stato un condizionamento da parte di Cosa Nostra che si infiltrava nella scelta del mediatore. Per fare un esempio, se il vigneto si trovava nel territorio di Campobello di Licata, il commerciante si doveva rivolgere al mediatore di quel territorio individuato da Cosa Nostra. Quando ho conosciuto Giancarlo Buggea il sistema era già perfezionato nel senso che i mediatori erano stati già individuati. Ne sono a conoscenza perché mi sono occupata personalmente di gestire il sistema”.

Un settore ancora oggi non  compiutamente investigato che ha catturato l’attenzione degli inquirenti.

Afferma l’avvocato: “A Canicattì operano Chiazza Antonio, Fazio, Rinallo, Cigna, i fratelli Migliore, Gallea, tutti facenti parte della Stidda per come riferitomi dal Buggea, che vi entra in rapporti per le sensalie. Mi sono recata dal Rinallo, in una circostanza, per conto del Buggea perché Rinallo era in regime di semilibertà e prestava lavoro in un’associazione volontaristica e pertanto lo stesso Buggea mi aveva mandato da lui per dirgli di non accompagnarsi a pregiudicati, di astenersi dal commettere atti intimidatori (che in quel periodo nel territorio erano frequenti)”.