“Stamattina mi sono visto invecchiato. Miiih! Ho cinque linee che mi attraversano la fronte. Le ho contate, non si può sbagliare: cinque sono. Ero tutto arrampicato sopra il lavabo, che me lo sentivo scricchiolare, sotto, e me ne stavo li, con la lampada a basso consumo sparata vicina vicina: muso a muso con lo specchio”.
Un incipit che sembra rimandare a “Uno nessuno centomila” ma qui il protagonista è uno scrittore, non il banchiere Vitangelo Moscarda detto Gengè e l’autore del libro “Bukovski e Babbaluci”, non è Pirandello ma una giovane scrittrice palermitana, Daniela Gambino che è stata per diversi anni addetta stampa presso la “Fondazione Pirandello”.
Cosa c’entri Bukovski lo scopriranno i lettori mentre per i babbaluci chiarisce subito la scrittrice: hanno in comune i babbaluci (ovvero le lumache), che a Palermo vivono un momento di splendore il giorno del Festino di Santa Rosalia quando vengono gustati come prelibatezza”.
Qui lo scrittore in questione non ha una moglie che gli dice di avere le rughe, come fa la crudele moglie pirandelliana sul naso storto di Gengè, qui il protagonista dovrà vedersela non solo con l’invecchiamento ma col terrore della carta bianca, con le sfuriate dell’editore col quale ha stipulato il contratto per il nuovo romanzo. E poi tribolazioni per la fine degli amori, le arrabbiature e le malinconie del dèracinè bukovskiano.
Un libro che l’autrice non nasconde di aver scritto circa 17 anni fa e lo definisce “una versione invernale più fredda. Ho tagliato parecchio, ho fatto la distaccata. Ho sudato di meno”.
Come se Daniela Gambino avesse fatto un’altra volta la conta dei giorni felici che, tanto per cambiare richiama il suo penultimo libro “Conto i giorni felici”.
Con il sottofondo delle risa dei babbaluci quando friggono sulla graticola.
Ne sa qualcosa lei che in una nostra intervista su Grandangolo confessava “non cucino in modo sublime, in altro senso cucinare gli scarti emotivi significa riuscire con le cose che restano degli attimi felici e sono più felice quando vedo le persone che amo, felici e serene”.