Un nuovo interrogatorio reso il 22 ottobre scorso avanti il pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Claudio Camilleri, per chiarire (soprattutto, per respingere alcune accuse, in primo luogo quella di aver fatto parte di Cosa nostra) per poi rilanciare affermando che conosce l’identità di 25-28 persone mafiose di cui l’autorità giudiziaria non sa nulla ed è pronta a rivelarne i nomi.
Si arricchisce di un nuovo capitolo l’inchiesta antimafia “Xydi” che nel febbraio scorso portò in cella una ventina di persone, tra cui l’avvocato Angela Porcello, appunto dichiarante e non ancora ufficialmente collaboratore di giustizia, l’ex compagno Giancarlo Buggea, il latitante Matteo Messina Denaro, tutte accusate di associazione mafiosa e per avere guidato il mandamento di Canicattì.
Il verbale dell’avv. Porcello, una sorta di passo indietro rispetto ai precedenti, è stato depositato dai pubblici ministeri agli atti della loro richiesta di rinvio a giudizio che verrà esaminata dal Gip del Tribunale di Palermo il prossimo 13 dicembre.
Anticipa il legale ai pm che “Voglio limitare le mie dichiarazione a fatti del presente procedimento ed alle imputazioni che mi vengono contestate. Non ho mai fatto parte di Cosa nostra; mi sono limitata a dare un contributo indiretto a Cosa nostra ed ammetto di avere, su richiesta del Buggea, procurato degli incontri con soggetti che sapevo essere uomini d’onore”.
Nel verbale del 26 maggio, invece, aveva detto che “ho partecipato sin dagli anni 2015/2016 all’associazione mafiosa Cosa nostra con le medesime modalità che, dalla fine del 2018, sono state documentate dalle indagini”.
Poi, si tira fuori da una serie di vicende contestate con il provvedimento di cattura, specifica che nel corso dei colloqui effettuati con il boss Falsone “non ho mai cercato modalità di comunicazione occulta, mai ho cercato di comunicare a gesti e di nascondermi dietro la parete, nè lui ha cercato di nascondersi dietro la parete”.
Infine, prova a spiegare a chiarire e ribadire che lei con la mafia non c’entra nulla e aggiunge che oggi: “Io ho forse una lucidità maggiore, perché l’errore mio più grande è stato quello di farmi sentire dai Pm il 17 giugno scorso a 14 giorni dalla morte di mio padre. Ero un soggetto inesistente mentalmente, ma poi oggi sono in grado di dirvi che vero è che si incontrava con … che ha creato e c’era uno spicchio nuovo di Cosa nostra, che erano soggetti al di fuori del mio studio, che non avevano messo piede al mio studio che non c’entravano con il mio studio. Saranno una trentina, saranno 25, saranno 28 … che l’autorità giudiziaria non conosce, perchè non sono mai stati raggiunti da provvedimenti giudiziari e che non sono questi soggetti di cui stiamo parlando oggi. Neanche partecipavo agli altri incontri che avvenivano in campagna. Buggea per conto suo si concordava tutti gli appuntamenti al di fuori dello studio, in campagna che avvenivano con altri soggetti, che non fanno parte di questo procedimento e che io sono disposta a dirvi ma, ripeto, non credo sia opportuno in questa sede”.