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Cosa nostra e Stidda: pax mafiosa che potrebbe divenire tragica

durissima avanti il Gup del Tribunale di Palermo, Paolo Magro, che celebra il processo (rito abbreviato) e che a breve deciderà le sorti di 20 imputati, ha chiesto condanne pesantissime per tutti. Una parte della requisitoria è stata dedicata all’attività di indagine che ha svelato “la rinnovata presenza, nell’area territoriale del mandamento mafioso di Canicattì dell’agguerrita articolazione mafiosa stiddara,  che si comprendeva  essersi ricostituita  e ricompattata  intorno alle figure degli ergastolani semiliberi Antonio Gallea e Santo Gioacchino Rinallo”.

Continua a valutare il pubblico ministero che “in riferimento proprio a costoro, uno dei numerosi dati allarmanti emersi nella presente indagine è costituito dal fatto che entrambi, dopo avere ottenuto la declaratoria di “impossibilità” della loro collaborazione, hanno sfruttato la disciplina premiale, prevista anche per i detenuti ergastolani, per ritornare ad agire sul territorio con i metodi già collaudati (ed accertati) in passato e così rivitalizzare una frangia criminale-mafiosa, quella della Stidda, condannata da tempo all’estinzione, e proiettarla con spregiudicatezza e violenza nel territorio agrigentino in una competizione allo stato pacifica con Cosa nostra specie sul lucrosissimo, e dunque strategico, settore delle mediazioni nel mercato ortofrutticolo, come detto uno dei pochi settori produttivi nella provincia di Agrigento.

La sopravanzata della Stidda, oggetto di molteplici frizioni con il gruppo mafioso “tradizionale”, ha fatto leva non solo sulla  forza intimidatrice sprigionata da un passato di accertata e inaudita violenza, ma anche su specifiche attuali manifestazioni di pari gravità, documentate dalla tentata estorsione e dai connessi progetti di morte in danno, tra gli altri, di un mediatore e di un imprenditore (fortunatamente colti per tempo proprio in questi giorni dalla polizia giudiziaria e oggetto di specifica contestazione con il presente provvedimento) e sul possesso di armi da fuoco certamente destinate a commettere crimini, anche nei confronti di chi avesse osato frapporsi ai progetti espansionisti  di tale pericoloso e violento gruppo criminale mafioso.

Dalle indagini  è inoltre emerso che Cosa nostra e Stidda hanno sancito un accordo di pace tuttora vigente e che gli esponenti mafiosi delle due organizzazioni, pur continuando a guardarsi con diffidenza, hanno qualificati e diretti rapporti personali finalizzati alla risoluzione di problematiche ed alla individuazione/ spartizione delle attività  criminali  da  compiere  nel territorio.

Pace mafiosa che tuttavia, come la storia insegna, da un momento all’altro può divenire tragica e drammatica successione di fatti di sangue finalizzata al controllo, questa volta militare, dell’una organizzazione sull’altra.

Con riferimento ai due stiddari Antonio Gallea e Santo Gioacchino Rinallo va evidenziato che questi sono stati condannati entrambi più volte all’ergastolo per partecipazione ad associazione mafiosa, omicidio ed altri gravi reati.

Gallea, in particolare, veniva ritenuto responsabile  quale mandante dell’omicidio del Giudice Rosario Livatino, avvenuto il 21 settembre 1990. Dopo aver espiato 25 anni di reclusione, il Tribunale di Sorveglianza di Napoli, con provvedimento del 21 gennaio 2015, lo ammetteva al beneficio della semilibertà per la pena residua da scontare.

Il provvedimento del Tribunale si basava, tra l’altro, anche sulla precedente accertata “impossibilità” della sua collaborazione con la giustizia.

L’altro stiddaro Santo Rinallo, dopo 26 anni di reclusione, veniva ammesso il 6 ottobre 2017 al beneficio del regime della semilibertà dal Tribunale di Sorveglianza di Sassari ed autorizzato a svolgere attività lavorativa  all’esterno della struttura carceraria.

Anche in questo caso, detto Tribunale fondava la propria decisione sulla già accertata “impossibilità” della sua collaborazione con la giustizia, riconosciuta questa volta dal Tribunale di Sorveglianza de  L’Aquila con ordinanza del 26 febbraio 2015.