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Che ne sarà dei pellegrinaggi turistici del Fai?

Siamo certi che il decreto rigassificatore sia originato dal pensiero politico piuttosto che dagli interessi delle lobby? 

“Ho la vaga sensazione che il Dcpm sia il naturale pensiero della politica con grande riguardo agli interessi delle lobby del gas. L’elencazione di una vasta normativa presuppone una profonda ricerca di norme di attuazione in tempi e forme diverse tali da spiazzare le associazioni ambientaliste e i movimenti di difesa dell’ambiente e del paesaggio. La guerra non può essere lo strumento per abbattere o annullare  le prerogative spettanti agli enti locali. Troppi richiami e troppi poteri ai commissari. Il conflitto e l’urgenza di approvvigionamento non può costituire un alibi per insabbiare i necessari pareri dovuti per legge da parte della Soprintendenza. Intanto, il rigassificatore di Porto Empedocle non disponendo più di autorizzazioni non può essere preso in alcun modo in considerazione dal Commissario”.

Se dovesse prevalere la volontà dei più forti, l’Unesco eliminerà la Valle dei templi dall’elenco dei beni  che si fregia custodire? E quale sarà il ruolo della Kolymbetra del Fai che, tra l’altro, dovrà ripensare i suoi pellegrinaggi tra le bellezze del creato?

Se dovesse prevalere la volontà delle lobby, i danni saranno gravissimi per l’ambiente, per la costa, per i luoghi natali di Pirandello, la Scala dei Turchi, la Torre Carlo V, e soprattutto della millenaria Valle dei Templi patrimonio dell’umanità. Se decidessero e mi auguro di no, la presenza del rigassificatore declasserebbe il patrimonio monumentale dello storico sito tanto decantato da milioni di visitatori e dai grandi viaggiatori come Goethe, Guy de Maupassant, Dumas, Cicerone, Polibio, Tucidide, Quasimodo, Ingeborg Bachmann e tanti altri.  Il Fai non può indossare la parte della scimmietta che non parla, non sente, non vede. Il Rigassificatore danneggerà il ruolo della Kolymbetra e dovrà ripensare, come affermi tu, i suoi pellegrinaggi tra le bellezze del creato. Almeno il direttore del parco archeologico, al pari del Soprintendente, hanno stigmatizzato il tentativo di chi vuole realizzare il mostro di gas. Chiediamo una presa di posizione senza se o ma, e di condannare il tentativo di stravolgere l’ambiente e il paesaggio che circonda la Kolymbetra. Noi apprezziamo il lavoro che viene svolto dai tanti soci del Fai di aprire le porte degli edifici ai visitatori per dare senso e contenuto alla bellezza dei tanti siti presenti in città e in provincia. Ma occorre anche stringersi attorno a  chi da tempo si batte per la tutela dei luoghi tanto cari al mondo e che qualcuno vuole utilizzare la costa agrigentina per installare il mostro”.

Giorno 12 maggio presso l’università di Agrigento il tuo Cepasa ricorderà Paolo Di Betta. Un imprenditore del “fare” ai tempi in cui si poteva davvero “fare”.

“Paolo Di Betta a sette anni dalla morte vuol dire riconoscere i meriti di un cittadino benemerito per avere dato tanto alla comunità attraverso il suo impegno imprenditoriale ed istituzionale. Aveva una marcia in più. Nel corso della sua vita realizzò importanti strutture come il Consorzio universitario, Le Stoai all’interno del parco archeologico dove veniva rappresentato “Komida Akragas l’alba della civiltà”. Una iniziativa che colpì il presidente della Camera di Commercio di New York che disse: “Complimenti perché in un luogo così piccolo avete realizzato una cosa così grande”. Di Betta da consigliere della fondazione del Banco di Sicilia fu l’unico ad opporsi allo scioglimento dell’istituto di credito per salvare la Banca di Roma. Infatti con una serie di operazioni discutibili riuscirono i poteri a trasferire il sistema bancario siciliano alla Banca di Roma, salvandola dalla bancarotta. Un uomo coraggioso che si batteva per la sua amata terra. E qui vengono in mente le sue lotte per la realizzazione dell’aeroporto, pubblicando un dossier sui misfatti, gli abusi e gli interessi che ruotavano attorno alla struttura. In un libro racconta tante vicende negative, ma anche tante realizzazioni. Insomma uno dei migliori protagonisti della vita agrigentina. E poi l’incontro con il pontefice al Palacongressi, dove con sagacia e saggezza portò il saluto a nome di tutti gli imprenditori. Un privilegio ed un onore per l’uomo che aveva una marcia in più”.

Il Parco dell’Addolorata sul quale, mesi fa, avevamo suggerito al Comune la proposta di concederlo in comodato d’uso al Parco archeologico, che fine ha fatto? Finora silenzio di tomba.

Da tempo abbiamo suggerito ai rappresentanti del Comune di porre attenzione al problema del “Parco della Addolorata”. Un’area importante sul piano storico in quanto all’interno del parco vi sono zone di particolare interesse archeologico, come le numerose tombe akragantine. Poiché il Comune da sempre non riesce a gestire il parco per ovvi motivi di natura finanziaria, si è ritenuto opportuno di suggerire agli attuali amministratori di donare l’intera area, ivi compreso il magnifico teatro all’aperto, in comodato d’uso all’Ente Parco archeologico con il compito di avviare scavi, tutelare e salvaguardare le tombe e di gestire sul piano della promozione culturale l’intero parco della Addolorata”.

Ancora sull’utilizzo dei nostri beni, c’è il Palacongressi. Una città che vive di turismo deve aggredire questi problemi e risolverli. Che ne vogliono fare del Palacongressi?

“Una domanda molto interessante. Purtroppo perdiamo colpi. Eppure vi sono i presupposti per creare un grande polo turistico avendone le potenzialità. Il Palacongressi struttura importante ma lasciata in disuso per mancanza dell’aeroporto. Ora a mio avviso il problema appartiene al Distretto turistico, a coloro che vanno alle borse turistiche per promuovere la Costa del Mito, la Valle dei templi, il Comune, la Camera di Commercio, per costituire una società che promuova l’attività congressuale. Solo così possiamo dare dignità alla meravigliosa struttura, una tra le più belle che esistano nel nostro paese. Lasciarla in queste condizioni si commette una grave offesa a tutta la città”.