A volte ritornano. Ma loro ritornano sempre, nemmeno il carcere li porta a riflettere e a cambiare vita. L’operazione antimafia odierna che ha nuovamente smantellato il mandamento di Burgio e Lucca Sicula e mantiene in posizione di secondo piano la famiglia di Ribera, conferma il dato che ormai è ricorrente.
Sei dei sette indagati raggiunti di misura cautelare sono vecchie conoscenze degli investigatori e già coinvolti in importantissimi blitz antimafia. Salvatore Imbornone, 64 anni di Lucca Sicula è finito invischiato nelle maglie della giustizia già nel 2007 con l’operazione Scacco matto per ritornare in auge con l’operazione Eden Triokolà; Antonino Perricone, 53 anni di Villafranca Sicula era finito in carcere nel corso dell’operazione “Maginot” insieme ad altri due odierni arrestati, Giuseppe Maurello, 54 anni di Lucca Sicula e il favarese Francesco Caramazza, 51 anni, catturato oggi a Roccella Jonica. Alberto Provenzano, 59 anni di Burgio, ha una storia mafiosa di rilievo. Venne catturato nei primi anni del 2000 nell’ambito dell’operazione “Cupola”, la retata antimafia che permise alla Squadra mobile di Agrigento di interrompere un summit mafioso con oltre una dozzina di boss riuniti attorno ad un tavolo per ratificare l’elezione a capo della mafia provinciale di Maurizio Di Gati. Il personaggio più titolato di storia mafiosa, tuttavia, è Giovanni Derelitto, 74 anni, capo della famiglia mafiosa di Burgio.
La prima volta che si parlò di lui come boss di mafia avvenne nel lontano 1984, ossia 40 anni fa, perché arrestato, indagato e condannato nel contesto dell’operazione antimafia Santa Barbara. Fu il primo vero processo alla mafia agrigentina dal dopoguerra in poi. Oltre venti anni dopo venne processato nel contesto del processo Scacco Matto e dieci anni fa coinvolto nell’operazione Eden 5 – Triokolà. Derelitto ha attraversato tutte le ere mafiose della provincia di Agrigento, dalla preistoria alla mafia del terzo millennio, senza mai perdere un colpo. La storia si ripete anche oggi e testimonia, senza alcun dubbio, che la mafia di Agrigento e provincia non cambia mai aspetto e atteggiamento. Il nuovo che avanza ha sempre la stessa faccia.
L’INTERVISTA AL DIRETTORE DI GRANDANGOLO, FRANCO CASTALDO.