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La faida di Palma di Montechiaro, chiesti due ergastoli in Appello 

La Procura generale di Palermo ha avanzato la richiesta di condanna all’ergastolo nei confronti di Ignazio Rallo e Roberto Onolfo per l’omicidio di Salvatore Azzarello, ucciso la mattina del 22 agosto 2017 mentre si trovava a bordo di un trattore in contrada Burraiti. Il processo è in corso davanti i giudici della prima sezione della Corte di assise di Appello di Palermo presieduta dal giudice Angelo Pellino. La vicenda è legata alla tristemente nota faida di Palma di Montechiaro, una guerra tra famiglie – i Rallo di Licata e gli Azzarello di Palma di Montechiaro – innescata da un furto di un camion e culminata con due omicidi commessi nel giro di venti mesi.

Il destino processuale dei due imputati in primo grado è stato diverso: Ignazio Rallo, fratello di Enrico, prima vittima della faida, è stato condannato all’ergastolo. https://www.grandangoloagrigento.it/giudiziaria/la-faida-di-palma-di-montechiaro-lergastolo-a-ignazio-rallo-lomicidio-del-fratello-e-il-grandissimo-movente Il nipote Roberto Onolfo, per la stessa identica accusa, è stato assolto. https://www.grandangoloagrigento.it/giudiziaria/verosimile-la-sua-partecipazione-allomicidio-ma-indizi-non-bastano-ecco-perche-e-stato-assolto-onolfo. La difesa del primo, sostenuta dall’avvocato Santo Lucia, ha impugnato il verdetto della Corte di Assise di Agrigento mentre la procura ha fatto lo stesso ricorrendo contro l’assoluzione del secondo, difeso invece dall’avvocato Antonino Gaziano. L’inchiesta ipotizza una guerra tra due famiglie innescata dal furto di un mezzo agricolo, commesso dai fratelli Ignazio ed Enrico Rallo nei confronti di Salvatore Azzarello, avvenuto nel 2013 a Palma di Montechiaro. Nel 2015 il primo delitto: Enrico Rallo viene ucciso di fronte al bar Mazza. La risposta arriva due anni più tardi quando un commando entra in azione e uccide Salvatore Azzarello nelle campagne di contrada Burraiti mentre si trovava a bordo del suo trattore. Ed è qui che si incrociano gli sviluppi investigativi di carabinieri e polizia: i primi stavano indagando sull’omicidio Rallo, i secondi su quello di Azzarello. Le cimici istallate e i telefoni sotto controllo rilevano quella che in un primo momento appare una casualità ma che poi diventerà un solido elemento accusatorio: ogni qualvolta si parla dei due omicidi i dialoghi si concentrano sui Rallo e sugli Azzarello. 

Durante il processo il numero degli omicidi sale a tre con l’uccisione del principale imputato. Il 31 ottobre, qualche mese dopo essere stato scarcerato, viene freddato Angelo Castronovo, 65 anni, bracciante agricolo. I killer lo sorprendono nelle campagne tra Palma di Montechiaro e Campobello di Licata. Castronovo, in questa storia, non era un personaggio qualunque. Era l’unico imputato a cui veniva contestata la partecipazione ad entrambi gli omicidi. Secondo gli inquirenti avrebbe fissato l’appuntamento fatale con Rallo nel 2015 non presentandosi e attirandolo nella trappola; sarebbe stato lo stesso Castronovo, quasi due anni più tardi, a informare Ignazio Rallo su dove trovare Azzarello. I carabinieri, proprio per il delitto di Angelo Castronovo, hanno arrestato sei mesi fa Giuseppe Rallo, l’uomo in compagnia di Enrico Rallo quando fu vittima dell’agguato nonché l’ultimo ad averci parlato prima della morte. Si torna in aula il 24 ottobre per le arringhe della difesa.