Da quanti anni il cielo del governo non si curvava su Agrigento per ascoltarne sogni e bisogni? Ancora oggi sono polverosi i calcinacci della frana del 66 che ha immobilizzato Agrigento in questi ultimi decenni.
La muta testimonianza di un centro storico in frantumi, la periclitante Cattedrale, stavano e stanno li, simboli di una narrazione che può essere racchiusa nella frase di una celebre omelia del cardinale Montenegro in una tiepida sera di Venerdì Santo: ”Agrigento, fiore avvizzito dai petali calpestati”.
Non ci sembra neanche vero che la macchina – come ha detto Matteo Renzi – abbia preso la giusta direzione e che il sindaco del rigassificatore empedoclino incassi le decisioni governative. Si tratta davvero di uno strappo nel cielo di carta della politica agrigentina. Forse le delusioni subite ci dovrebbero obbligare a mettere un punto interrogativo ma stavolta credo che si faccia peccato a non crederci. Forse unica precauzione sarebbe quella di chiedere al sindaco Firetto di andarci cauto con le cittadinanze onorarie onde evitare la cocente delusione che ebbe il sindaco Marco Zambuto allorchè generosamente, dopo la promessa dell’allora governatore Lombardo, di finanziamenti per la rete idrica, sempre colabrodo, lo insignì della cittadinanza onoraria. Altra precauzione bisognerebbe chiederla a Giovanni Taglialavoro visto che oggi ha scritto un dettagliato articolo sul già possibile ritrovamento del teatro greco. Siamo sicuri che gli scavi non mettano in pericolo o portino nocumento a qualche immobile come è accaduto per la costruzione del depuratore del Villaggio Peruzzo e per Terravecchia?
“Noi siamo un paese – dice Renzi – che ha la storia dalla sua parte” ma sappiamo anche che la storia è “magistra vitae”. Anche per le “Pro loco”. La lectio magistralis di Matteo Renzi, che qui riportiamo, può costituire un ottimo vademecum.
“La bellezza dei luoghi visti dall’alto regalano senz’altro emozioni interiori. Avevo diciottanni quando nel maggio 1993 un altro Papa, Giovanni Paolo II usò parole che per tutti voi e noi anche, ebbero un significato profondo. Allora stavo riflettendo cosa fare dopo la maturità e scelsi giurisprudenza. Il caso volle che di lì a qualche settimana anche la mia città fosse colpita dallo stragismo mafioso, in via dei Georgofili.
Questo luogo ha un significato profondo per tutti noi e abbiamo voluto proporvi il Tempio della Concordia come il luogo della firma. Questo, detto senza nulla togliere alla bellezza di Palermo o di altre città. Ha detto bene il signor sindaco di Agrigento nel suo intervento quando ci ha invitato a immaginare cosa potrebbe avvenire da qui al 2020 con l’anniversario della fondazione di Agrigento e se riuscissimo a seguire il progetto del teatro greco così lungamente cercato. Questo è un luogo di valori e di civiltà, è un luogo dove il messaggio contro la criminalità deve arrivare forte e stentoreo come è ancora forte e stentorea la voce di quel Papa e che poi anche coi gesti ebbe la forza di continuare ad essere testimone di speranza nonostante le forze gli venissero meno. E così è pure forte il messaggio di ciascuno di noi in questa fase politica che stiamo vivendo. Condivido con voi lo stupore e la meraviglia di questo luogo, purtroppo noi ci siamo talmente abituati alla bellezza che non ci facciamo più caso. E’ capitato a me nella mia Firenze come se la bellezza di quei luoghi fosse naturale . In realtà il bello che ci sorprende che ci circonda è un bello che ci aiuta a educarci. Per questo siamo qui oggi. Siamo ad Agrigento per dire che questo tempo nel quale noi viviamo ci sorregge per la forza della nostra storia e dei nostri ideali. Non bisogna avere paura ma affrontare la paura che è tipica della stagione che stiamo vivendo. In queste settimane e mesi tanti luoghi della nostra Europa sono stati colpiti e sono luoghi della quotidianità, quindi la paura è una nostra compagna di viaggio, purtroppo. Noi dobbiamo accettare la sfida non chiudendoci in casa, i nostri sono impegni di ciascuno di noi offrendoci al dialogo e al confronto per la grande scommessa del futuro. C’è una crisi economica ma i dati, lo
diceva anche il presidente Crocetta, sono diversi dal passato, abbiamo girato la macchina che stava andando contromano, in direzione sbagliata con sette anni di fila col segno meno. Abbiamo ripreso la direzione giusta ma la velocità non è ancora soddisfacente. La vostra regione è ricca di intelligenze da condividere a livello nazionale ed europeo e però anche questi temi
diventano elemento di preoccupazione per tutte le generazioni e io penso che scegliere il segnale di Patto ad Agrigento nella Valle dei Templi, significa che questi 2600 anni di storia non sono qui per caso come scenografia ma ci indicano a noi stessi la capacità di costruire speranza e sfide per il futuro. Ci dicono di affrontare le grandi sfide della contemporaneità e per farlo occorre avere il coraggio di un progetto che non sia soltanto un elenco di cose. Non vogliamo controllare la Regione ma sia essa a controllare noi e vogliamo che i sindaci controllino entrambi e l’elenco delle cose da fare sia il frutto di una visione non tanto sia semplicemente la lista della spesa. Nascono così i quindici Patti per il Sud e io sono felice oggi di apporre la firma a quello con la Regione siciliana. Sono cinque miliardi e settecento cinquanta milioni come ha detto Crocetta, interventi specifici pronti che devono essere monitorati e controllati. Per ripartire dalla banda larga al dissesto e alle bonifiche e questi soldi siano spesi in modo chiaro e controllati fino all’ultimo centesimo. Questa dimensione del progetto è forse quella che mancava in passato. Nei prossimi mesi, firmati i patti noi controlleremo e ci faremo controllare e saremo in prima fila con una tensione straordinaria su questi temi. Come governo andremo a fare le cose necessarie perchè poi è inutile andare ad abbracciare i Vigili del fuoco se poi non diamo loro i mezzi e oggi d’accordo col ministro dell’Interno trasferiremo cento milioni di euro per garantire ai vigili del fuoco che ci hanno stupito, i mezzi per intervenire. Continueremo a fare la parte di sistema, quella che non fa rumore perché non fa rumore la pianta che cresce ma
l’albero che cade. Nel prossimo anno l’Italia ospiterà i 60 anni dell’Unità Europea, a Roma e annunciamo qui fin da ora che l’Europa si avvalori. Il G7 del prossimo anno si farà dall’altra parte della Regione, la costa est, per far vedere ai potenti di tutto il mondo che la Sicilia non è solo luogo di intelligenze , di dialogo culturale e
accademico ma un luogo dove la bellezza si coniuga con la qualità delle relazioni umane. Si cammina su due fronti, da un lato i grandi orizzonti ideali e dall’altro non perdere occasioni e competitività, perché noi siamo un paese che ha la storia dalla propria parte ed è mia convinzione anche il futuro, per competere nel turismo nella sua qualità e organizzazione migliore. Sto solo chiedendo a questo paese di rispondere alle sfide del nostro tempo. Mettere una firma e farlo con impegno insieme alle autorità significa
guardarsi negli occhi. A voi il compito di controllare, a tutti noi il compito di dimostrare che qui c’è la storia che è la ragione del nostro futuro. Viva la Sicilia, viva l’Italia. Per ultimo dico che Alfano ha minacciato più volte la crisi di governo ma mai come ha fatto sulla Cattedrale di Agrigento. Poi spiegherà lui al Cardinale di Agrigento cosa è successo.”
Testo e foto di Diego Romeo