Da Sciacca ad Agrigento, con una breve puntata alla foce del fiume Verdura ormai prosciugato, tra colline così bruciate da sembrare dune del deserto: è questa la fotografia che il NYT ha scattato a questo lembo di Sicilia che si appresta a portare in alto il “trofeo” di Capitale Italiana della Cultura 2025. Non c’è più acqua nemmeno per le mucche e, per loro, c’è una sola soluzione: il macello. Stampa straniera che continua, per fortuna, ad interessarsi di Agrigento e che, a differenza di quanto affermato da qualche politico nostrano in qualche convegno o in uno dei “tavoli tecnici” (in realtà sempre occupato da politici), la vede proprio come fa la stampa locale: con i suoi pregi e i suoi difetti, con la sua lotta continua contro i problemi di sempre e con la ricerca costante di un senso di dignità almeno basilare per una terra che è stata il crocevia dei conquistatori di mezzo mondo. Sul NYT, nel pezzo che potete leggere qui, le autorità tranquillizzano i turisti, il direttore di uno dei più noti hotel di lusso dichiara: “Nel settore del lusso non posso dire loro di razionare le docce”, il Sindaco di Agrigento, ritratto dall’occhio fotografico di Gianni Cipriano appare accartocciato sulla sua scrivania, in uno scatto cupo e pieno di malinconia mentre dichiara che “le autorità hanno cercato di preservare il turismo allentando il razionamento dell’acqua nel centro della città, dove si trovano la maggior parte dei bed and breakfast.” e infine Francesco Picarella di Federalberghi che sgrida la stampa locale accusandola di aver contribuito a diminuire i flussi turistici perchè “da quando sono iniziati a uscire i resoconti dei media, le prenotazioni sono calate notevolmente”.
Notevoli parole anche nei confronti della gente del posto che “sta diventando irritabile, minacciati dalla disponibilità di un bene primario come l’acqua”. Parole che sanno di presagio di una Sicilia stanca che non avrà nemmeno la forza di sorridere al turista.