L’ex presidente del consiglio comunale e già candidato sindaco di Agrigento, Giuseppe Di Rosa, confessa di avere fiducia nella stampa agrigentina. Lo ha ribadito in questa ennesima conferenza stampa convocata a Porta di Ponte per sottoporre all’attenzione dell’opinione pubblica un confronto immediato e cifre alla mano tra il lavoro svolto dalla vecchia amministrazione Zambuto, tanto vituperata e messa sotto accusa, con l’operato fin qui svolto dall’attuale consiglio comunale. Sono piccole problematiche quelle che ci sottopone Di Rosa, ma solo piccole a confronto dell’enorme affaire del bilancio, aggravato dalla constatazione che nessuno sa rispondere alla domanda perché una Balzani vice di Pisapia a Milano riesce a sanare il bilancio comunale mentre ad Agrigento (Sicilia) non si riesce a cavare un ragno dal buco. Risposta impossibile che si configura maggiormente in una regione siciliana alla quale l’UE ha intimato di restituire 70 milioni di euro che si è scoperto spesi per presepi e carnevalate varie. Noi al presepio ci teniamo, magari non come Salvini e Gelmini, mentre si è appreso che l’amministrazione di un paese vicino Rimini gli amministratori hanno devoluto il loro stipendio per l’acquisto degli addobbi natalizi. Altri luoghi, altro stile, qui ad Agrigento rubiamo i pacchi finti collocati sotto l’albero da quel burlone di Babbo Natale e intanto, ci dobbiamo sorbire la definizione di “principato” che ne da Di Rosa in attesa di migliori e più affrancanti letture.
“Avevo convocato anche i consiglieri di opposizione, esordisce Di Rosa- e cioè Civiltà e Nuccia Palermo e purtroppo per impegni non sono riusciti ad essere presenti ma concordano con me”. Al cronista che gli chiede dei 5Stelle ,Di Rosa risponde che vogliono fare storia a se stante.”Oggi al comune di Agrigento-prosegue Di Rosa- non c’è più democrazia, oggi c’è un “principato” e basta perché il consiglio comunale precedente, numeri alla mano, si è riunito in delibera 139 volte con altrettante delibere nei primi sei mesi e quello odierno ne delibera 75. Di queste 75 delibere il consiglio comunale odierno delibera solo 10 atti, tra mozioni e atti di indirizzo all’amministrazione mentre quello precedente 55. Non solo ma il consiglio precedente aveva al suo attivo tre question time corposi con problemi che si erano dibattuti e mai risolti in quarant’anni: dalla cartellonistica ai confini di Aragona e Favara. Oggi il consiglio comunale non ha deliberato nessun atto del genere mentre noi avevamo deliberato quattro regolamenti compreso quello dei taxi. L’attuale consiglio discute di acqua e sa solo litigare e la consigliera Palermo della commissione Servizi sociali dice che la commissione non lavora e se non lavora nel mese di novembre ditemi quando dovrà lavorare. Dei 33 punti all’ordine del giorno del consiglio comunale , prossimo 10 dicembre, solo 5 sono atti di indirizzo gli altri tutti debiti fuori bilancio. Non c’è più democrazia perché il sindaco di concerto con la presidenza del consiglio sta azzerando l’attività politica al comune di Agrigento. Ci sono consiglieri comunali che lo confermano e lo conferma oggi su un quotidiano il presidente della commissione terza, un firettiano di ferro come Amato che dichiara di non aver ricevuto in questo periodo né richieste di pareri né proposte da parte dell’amministrazione. E figurarsi se non si propone nulla neanche in periodo natalizio. Oggi il consiglio comunale deve dire a tutti che non sta lavorando bene. Chiunque dimostri il contrario con dati e atti alla mano. La stampa ad Agrigento ha un ruolo importante, aveste visto col prg e con certi consiglieri eletti per proteggere quei signori lì. Il prg non è valido e lo abbiamo dimostrato con una corposa documentazione che Michele Mallia ha inviato alla stampa, non riteniamo di ritornare sul caso però Agrigento ha bisogno di verità non di false ideologie e false dimostrazioni di civismo. E’ impensabile che un sindaco a distanza di sei mesi abbia solo fatto chiudere piazze e non ci sia un solo altro atto deliberativo sulla vita politica e amministrativa del comune di Agrigento”.
Di ritorno dalla conferenza stampa non si può far meno di annotare la richiesta di attenzione dei netturbini licenziati e accampati da ben cento giorni dinanzi al comune. Hanno scritto “cento giorni” su un grande lenzuolo che è diventata la loro bandiera insieme a quella dei sindacaii. Invocano un Natale meno triste. Le tv si affollano ad intervistarli , ma che possono fare oggi la stampa e i sindacati?