Le persone raggiunte stamani da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere dalla polizia a Messina nell’operazione ‘Refriger 2’, con l’accusa a vario titolo, di far parte di un’associazione finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, sono Francesco Turiano, 32 anni, Giovanni Panarello, 33 anni, Salvatore Pino, 30 anni, Carmela Turiano, 34 anni.
I primi due erano già in carcere, una quinta persona è ancora ricercata. L’indagine ha confermato l’operatività del clan Mangialupi, nello spaccio di droga. Capo e promotore dell’organizzazione criminale è Turiano detto Nino Testa, arrestato nel 2013 nell’operazione Refriger. Da quanto è emerso dal carcere ha continuato a gestire l’organizzazione criminale dedita al narcotraffico attraverso la figura della sorella, Carmela Turiano alla quale dava ordini attraverso alcuni ‘pizzini’. La centrale operativa del traffico era proprio casa della sorella di Turiano.
Un’organizzazione rimasta pienamente operativa attraverso i colloqui con i parenti e i “pizzini” con i quali Turiano continuava a comunicare le sue direttive. Il lavoro di indagine e le intercettazioni ambientali hanno confermato la struttura gerarchica dell’organizzazione, sino ad individuarne la base logistica dove ingenti quantitativi di droga venivano lavorati, confezionati e smistati per la successiva vendita. La centrale del traffico era la casa della sorella di Turiano e da lei era gestita, insieme ai sodali, seguendo le direttive del fratello.
Il Gip di Messina Eugenio Fiorentino, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Messina, M. Pellegrino, L. Todaro e F. Monaco, ha dunque disposto l’applicazione della misura cautelare in carcere nei confronti di Francesco Turiamo, detto Nino Testa, 32 anni, già detenuto; Giovanni Panarello, 33 anni, già detenuto nel carcere di Trapani; Salvatore Pino, detto Salvuccio, 30 anni, in atto sottoposto all’obbligo di dimora; Carmela Turiano, 34 anni. Una quinta persona è ricercata. Dalle indagini emerge con chiarezza come il detenuto mantenga fitta corrispondenza con l’esterno, comunicando con lettere che solitamente inoltra alla sorella Carmela.
Nel corso dell’attività sono state registrate numerose conversazioni di rilevante importanza, che consentivano di porre in luce come l’attività di traffico di stupefacenti continuasse incessante, nonostante i colpi inferti con l’arresto di Francesco Turiano e di alcuni dei suoi accoliti.