L’operazione è scattata alle prime luci dell’alba da parte degli uomini della Dia di Palermo.
Una decina gli ordini di arresto, le perquisizioni . L’operazione, coordinata dalla Procura guidata da Francesco Lo Voi, si sta svolgendo tra Palermo e Napoli .
Fra gli arrestati, responsabili dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei delitti di truffa alle assicurazioni e lesioni personali aggravate, c’è anche un ex collaboratore di giustizia di Palermo.
E’ Salvatore Candura uno dei soggetti finiti in manette nell’operazione di questa mattina condotta dalla Dia di Palermo. E’ l’uomo che aveva detto di aver consegnato la Fiat 126 utilizzata nella strage del 19 luglio 1992 all’ex picciotto della Guadagna Vincenzo Scarantino. Dichiarazioni smentite molti anni dopo dall’ex boss di Brancaccio Gaspare Spatuzza.
Il 29 settembre del ’92 veniva arrestato Vincenzo Scarantino. poche ore dopo l’arresto l’allora procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra si era lasciato andare ad esternazioni entusiastiche. “In un primo tempo si era pensato che l’auto imbottita fosse una Seat Marbella. Ma raccogliendo dei pezzi in via D’Amelio, tecnici e periti hanno ricostruito la 126 bianca (in realtà di coloro rosso amaranto, ndr). Quest’auto era stata rubata da tre giovani, arrestati il mese scorso dalla Squadra Mobile per avere tentato di violentare una ragazza. Due di questi sono parenti della proprietaria della 126 e sono ancora detenuti in carcere”. Si trattava di Luciano Valenti e Salvatore Candura, di 28 e 31 anni, e di Roberto Valenti, di 20 anni, nipote di Luciano. Alcuni giornalisti avevano chiesto a Tinebra come fosse stato possibile che Cosa Nostra si fosse affidata ad un balordo per compiere una strage. Il procuratore di Caltanissetta aveva replicato senza indugi: “non ci siamo posti la domanda. I fatti, secondo noi, si sono svolti in un certo modo. Scarantino non è uomo di manovalanza”.