La quarta sezione penale della Corte d’Appello di Palermo presieduta dal giudice Vittorio Anania ha confermato tutte le condanne già inflitte in primo grado nell’ambito del processo scaturito dalla maxi inchiesta antimafia “Vultur”, eseguita dalla Squadra Mobile di Agrigento guidata dal vicequestore aggiunto Giovanni Minardi, che ha portato alla luce gli interessi della famiglia mafiosa di Camastra. Il boss Rosario Meli, alias “U puparu”, è stato condannato alla pena di 17 anni e 6 mesi; 14 anni e 6 mesi per il figlio Vincenzo mentre 13 anni e 6 mesi sono stati inflitti al tabaccaio del paese Calogero Piombo ritenuto il cassiere della famiglia mafiosa di Camastra. Condanna anche per Lillo Di Caro, esponente di rilievo della mafia di Canicattì, a cui sono stati inflitti 22 anni in continuazione e che assorbe dunque le condanne a 14 anni nel procedimento “Alta Mafia”.
Confermato totalmente, dunque, l’impianto accusatorio sostenuto in aula (in primo grado) dal sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia Alessia Sinatra e (in Appello) dal procuratore generale Emanuele Ravaglioli. Rosario Meli è il capo della famiglia mafiosa di Camastra: avrebbe imposto il pizzo ad una ditta di onoranze funebri. Condannato anche Lillo Di Caro, pezzo da novanta della mafia canicattinese. L’inchiesta, condotta dalla Squadra Mobile di Agrigento, fece luce sul giro di racket in paese. In seguito alla stessa operazione il comune di Camastra, guidato dall’allora sindaco Cascià, fu sciolto per infiltrazione mafiosa (anche se la sentenza ha escluso ogni collusione).
L’indagine, peraltro, si concentrò anche sull’omicidio di Giuseppe Condello, originario di Palma di Montechiaro, ucciso insieme al suo guardaspalle nel 2012. Condello, boss emergente, avrebbe per un periodo “scavalcato” proprio Rosario Meli nell’imposizione del pizzo ai commercianti del paese. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Angela Porcello, Lillo Forello, Santo Lucia, Giuseppe Barba.