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Mafia e Stidda nell’agrigentino, 10 condanne nel processo Condor 

Dieci condanne per un totale di oltre ottant’anni di carcere. Si conclude in questo modo il primo grado di giudizio, relativo allo stralcio abbreviato, del processo scaturito dalla maxi inchiesta Condor, l’operazione dei carabinieri che ha fatto luce sulla riorganizzazione di Cosa nostra e Stidda nella parte orientale della provincia di Agrigento. Il Gup del Tribunale di Palermo Ivana Vassallo ha letto il dispositivo poco prima delle cinque di pomeriggio dopo una lunga mattinata caratterizzata da dichiarazioni spontanee di alcuni imputati. La pena più alta – 20 anni di reclusione –  è stata inflitta a Giuseppe Chiazza, di Palma di Montechiaro, ritenuto elemento di spicco della Stidda. Condanne anche per i boss di Palma di Montechiaro e Favara, Nicola Ribisi e Giuseppe Sicilia: al primo sono stati inflitti 14 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione mentre al secondo 9 anni, 10 mesi e 15 giorni.

Ecco nel dettaglio tutte le condanne: Giuseppe Chiazza (20 anni); Nicola Ribisi (14 anni, 2 mesi e 20 giorni); Domenico Lombardo (10 anni e 4 mesi); Luigi Montana (3 anni, 6 mesi e 20 giorni); Giuseppe Sicilia (9 anni, 10 mesi e 15 giorni); Luigi Pitruzzella (7 anni e 8 mesi); Baldo Carapezza (6 anni e 8 mesi); Rosario Patti (5 anni); Francesco Centineo (4 anni e 2 mesi e 20 giorni); Ignazio Sicilia (2 anni e 8 mesi). Le accuse – a vario titolo – sono associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Nel collegio difensivo gli avvocati Salvatore Cusumano, Giuseppe Barba, Santo Lucia, Giuseppe Vinciguerra, Salvatore Manganello, Salvatore Di Caro, Diego Giarratana, Daniela Posante, Antonella Arcieri e Rosario Prudenti. 

L’operazione – coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ed eseguita dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Agrigento – è scattata nel gennaio scorso quando furono arrestate 9 persone. L’indagine ha puntato i riflettori sul riassetto delle famiglie mafiose di Cosa nostra e della Stidda nella parte orientale della provincia di Agrigento e, in particolare, tra Favara, Palma di Montechiaro, Licata e Canicattì. I militari dell’Arma, durante le indagini, hanno raccolto importanti indizi sul controllo delle attività economiche nel territorio di Palma di Montechiaro, con riferimento al settore degli apparecchi da gioco e delle mediazioni per la vendita dell’uva (le cosiddette sensalie), e delle  “messe a posto” a Favara con danneggiamenti a seguito di incendio.