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Mafia, colpo a clan emergente: otto persone in manette

La conferenza stampa sugli arresti di Barcellona

Otto componenti di un gruppo emergente della cosca mafiosa dei ‘Barcellonesi’, specializzato nel racket delle estorsione ai danni di locali notturni del versante tirrenico della provincia di Messina e di compagnie di navigazione turistica nelle Isole Eolie, sono stati arrestati dai carabinieri di Messina e del Ros. L’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina, ha permesso di risalire agli autori di due diversi incendi avvenuti, nel 2014, che hanno provocato la distruzione di una discoteca e di una piccola nave impiegata per le crociere turistiche nelle isole Eolie con danni per quasi due milioni di euro. Dalle indagini dei carabinieri e’ inoltre emerso che il coinvolgimento del gruppo in un vasto traffico di sostanze stupefacenti per rifornire i locali estivi del litorale messinese e in una sanguinosa rapina ai danni di un supermercato di Tripi, dove i malviventi spararono contro un cliente che aveva tentato di ostacolarne la fuga.
Sono andati in carcere Giuseppe Ofria, 22 anni di Milazzo; Bartolo D’Amico, 27 anni; Marco “Balduccuio” Chiofalo (23 anni); Salvatore Chiofalo (27); Santino “Gigi” Benvenga (23); Tonino Biondo detto “palloncino” (40) e Carmelo Crisafulli (26). Le accuse – contestate a vario titolo, sono di estorsione, traffico di droga, porto abusivo d’arma, furto e incendio al fine di agevolare l’associazione mafiosa.
A permettere l’arresto del nuovo gruppo sono state le dichiarazioni di due nuovi pentiti. Si tratta di Franco Munafó, reggente del gruppo D’Amico dopo il pentimento dei fratelli Carmelo e Francesco D’amico, e Alessio Alesci. Il gruppo faceva capo proprio ad Alesci, ormai collaboratore di giustizia, ed al nipote Giuseppe Ofria, a suo figlio del pezzo da novanta di Salvatore Ofria.
I collaboratori hanno spiegato bene ai pm della Dda Vito Di Giorgio e Angelo Cavallo come agiva il gruppo, occupato soprattutto a spacciare stupefacenti. Quando il gruppo incontrava ostacoli- come quando la guardianìa privata ha provato ad impedire a Ofria e i suoi di entrare nella discoteca Villa Liga – non esitavano a mettere in atto ritorsioni violente.
È per questo che è stato appiccato il fuoco al locale di Portorosa il 13 agosto 2014, hanno scoperto gli investigatori. Malgrado Ofria avesse pestato a sangue il bodyguard “reo” di averlo buttato fuori, il “bossetto” era assolutamente deciso a vendicarsi con maggiore forza: “A questo pezzo di merda gliela devo fare pagare, o gli brucio la macchina o gli sparo nella macchina”. Alla fine la banda ha scelto un atto più eclatante così da dare un segnale pubblico di forza: “Sai che facciamo? La cosa migliore ce la prendiamo con il locale e gli facciamo vedere il segno del potere, loro si comportano così? Niente per nessuno. È così è stato. Si è organizzato e si è bruciato il locale”, ha spiegato uno dei collaboratori.
Materialmente l’attentato fu poi eseguito da Santino Benvenga, Marco Chiofalo e Salvatore Chiofalo.
Il 3 dicembre 2014 è invece andata a fuoco la Eolo d’oro, la nave da 32 metri del gruppo Navisan impiegata per le mini crociere alle Eolie. A deciderlo è stato un altro giovane emergente, il milazzese Giovanni Fiore, ansioso di mettersi in luce con i capi barcellonesi ma anche con la famiglia della sua fidanzata, direttamente concorrenti della famiglia Salamone, i titolari della Navisan. Ai barcellonesi fu commissionato l’incendio, “pagato” 2 mila euro più il costo dei 200 litri di benzina.