Oltre 200 carabinieri fin dalle prime ore della mattina hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale dell’Aquila a carico di 25 persone (di cui 14 in carcere) per associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti e di armi, estorsione, riciclaggio e altro; 149 gli indagati.
I militari hanno sequestrato di beni immobili e attività commerciali e a perquisizioni in Abruzzo, Molise, Calabria, Sicilia, Lazio e Marche.
In particolare, le misure di custodia cautelare riguardano 20 arresti e cinque obblighi di dimora. Maggiori dettagli sono stati resi noti dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti nel corso della conferenza stampa svoltasipresso il Palazzo di Giustizia dell’Aquila.
Indagini partite da Campobasso. L’operazione antimafia scattata questa mattina in sei regioni (Abruzzo, Molise, Calabria, Sicilia, Lazio e Marche), con 25 misure cautelari, è l’epilogo di una inchiesta partita a Campobasso su iniziative della locale Procura. Tutto prese il via dal ritrovamento di un arsenale di armi, nascoste in una macchina di proprietà di Eugenio Ferrazzo, pregiudicato 38enne di Mesoraca (Crotone). L’auto fu trovata in un garage di Termoli nel luglio del 2011 e proprio in seguito a questa vicenda Ferrazzo fu condannato dal tribunale di Larino a 12 anni di carcere. Ad affittare il locale da una donna del posto era stato il collaboratore di giustizia Felice Ferrazzo, padre di Eugenio. Nell’ambito dell’indagine svolta a Campobasso, condotta personalmente dal procuratore Armando D’Alterio insieme al sostituto Rossana Venditti, grazie alle intercettazioni, sono stati approfonditi i collegamenti di Eugenio Ferrazzo con la malavita abruzzese e i contatti di suo padre con gli stessi ambienti in Calabria. A partire dal 2011 i magistrati di Campobasso hanno dunque avviato una collaborazione investigativa con la Procura dell’Aquila fornendo, durante incontri svolti alla Procura nazionale Antimafia, una serie di intercettazioni ambientali effettuate nel carcere di Campobasso e riguardanti Eugenio Ferrazzo. Nelle conversazioni c’erano «rilevantissimi elementi di prova» in merito a reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e che spostavano il fulcro dell’indagine in Abruzzo (seppure con notevoli ricadute in Molise). Il procedimento è stato dunque incardinato dai magistrati dell’Aquila ed è poi sfociato nell’imponente blitz di questa mattina.
Un clan nell’isola felice. Il clan Ferrazzo della ‘ndrangheta voleva rinascere in Abruzzo, arrivando in una “isola felice” per ricostruire le proprie abitudini criminali usando lo spaccio di droga per finanziare altre attività lecite e illecite. È quanto emerge dall’indagine relativa all’operazione dei carabinieri denominata Isola Felice, che ha portato all’emissione di 25 custodie cautelari per associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti e di armi, estorsione, riciclaggio; tra le misure disposte dal gip dell’Aquila ci sono anche sei arresti domiciliari e cinque obblighi di dimora. Due di questi ultimi sono risultati irreperibili così come un destinatario della custodia cautelare in carcere. «È stata un’indagine complessa – ha spiegato il sostituto procuratore Antimafia dell’Aquila, Antonietta Picardi, spiegando i dettagli dell’operazione nel corso di un incontro con la stampa alla presenza del procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti – soprattutto perché cominciata in Abruzzo, conosciuto come snodo di sostanze stupefacenti, con un arresto di una persona con un grosso quantitativo. Si è risaliti a una filiera importante che aveva contatti con Sudamerica, Olanda, e tre collaboratori di giustizia ci hanno aiutato anche a comprendere le intercettazioni ambientali e telematiche». «Il clan Ferrazzo aveva interessi particolari – ha aggiunto – il traffico di droga serviva al sostentamento, all’acquisto di armi e al reimpiego del denaro in attività tendenzialmente lecite già esistenti oppure nuove attraverso prestanomi». Le armi venivano acquistate «non solo in Italia dalla zona di Foggia, in ambienti malavitosi già conosciuta dalla Dna, ma anche dalla Svizzera, appena fabbricate e portate in Italia senza essere dimenticate». Il magistrato ha evidenziato anche «legami con mafia, camorra e sacra corona unita. C’erano capi, luogotenenti, singoli responsabili delle zone – ha illustrato – ognuno con compito particolare, armi, territorio, spaccio o reimpiego». Per la Picardi è stato «importante anche il rapporto con alcuni imprenditori edili che erano a disposizione del clan per attività illecite, uno ha partecipato a un’estorsione al servizio dell’associazione. Inoltre – ha sottolineato – mettevano a disposizione locali per nascondere armi, droga e altro. Uno in Abruzzo e uno in Molise con arsenali e raffinerie vere e proprie per i quali si è già proceduto in passato». Nel corso della conferenza stampa è stata citata la memoria del carabiniere Giampaolo Pace, originario dell’Aquilano e in servizio a Pescara, scomparso nel recente terremoto del Centro Italia.
Gli arrestati. Secondo quanto disposto dal gip dell’Aquila Giuseppe Romano Gargarella, su richiesta della procura distrettuale antimafia, i 14 arrestati in carcere sono Felice Ferrazzo, Eugenio Ferrazzo, Maria Grazia Catizzone, Emilio Rossi, Mirko Marchese, Fabio Marchese, Mirko De Notaris, Rocco Perrello, Alina Elena Anton, Antonio Popolo, Carmine Farese, Francesco Scicchitano, Giuseppe Di Donato e Alessandro Contin. Gli arresti domiciliari sono stati concessi a sei persone: Antonio Nicola Morganella, Antonino Granata, Vincenzo Macera, Domingos Junior Catanzaro, Pasquale Gagliano e Olesia Molcanova.
Ci sono, infine, cinque misure di obbligo di dimora nel comune di residenza e presentazione giornaliera alla polizia giudiziaria per Tiziana Mila, Francesca Zullo, Costantino Petrucci, Espinoza Josè Maria Solarte e Orlando Iannarone.
Gli indagati a piede libero sono in tutto 149. Secondo quanto appreso da fonti investigative, irreperibili nel corso dell’operazione di oggi sono risultati la Anton tra i destinatari di custodia cautelare in carcere, la Zullo e Solarte tra quelli colpiti da obbligo di dimora. Tra le attività sequestrate, a San Salvo (Chieti) Bike& Car, a Termoli (Campobasso) Joker’s Club, Slot Centro Studi, Accademia Biliardi La Garuffa, Nuovo Caffè-Deja vu e Molise Casa Costruzioni. A Termoli, infine, Pizzeria Napul’è ‘o panzerott e Bar Planet Caffè. Il gip ha nominato amministratore giudiziario Francesco Pietrocola.