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Il candidato consigliere e l’incontro col boss di Sciacca: “È compito mio fare bella figura con voi..”

C’era grande fermento per le elezioni del giugno 2022 a Sciacca. Erano giorni di frenetica campagna elettorale, ricerche di sostegno e voti sul territorio. E secondo quanto emerso dall’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo coordinata dal procuratore Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Sergio Demontis, culminata questa mattina con l’arresto di 7 persone, sono stati diversi i candidati al consiglio comunale che si sono rivolti alla locale famiglia mafiosa guidata dal boss Domenico Friscia, erede al trono lasciato libero dal defunto capomafia Salvatore Di Gangi. https://www.grandangoloagrigento.it/apertura/mafia-appalti-e-politica-colpo-alla-famiglia-di-sciacca-7-arresti-nomi

Per il gip Fabio Pilato che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare, in almeno due casi e allo stato attuale delle indagini, non è possibile formulare la contestazione del reato di scambio elettorale politico-mafioso in assenza della certezza di una corrisposta promessa o della consapevolezza che davanti ci fosse un esponente del clan mafioso. È il caso, ad esempio, delle candidate al consiglio Silvana Friscia (nella lista dell’allora candidato sindaco Mangiacavallo, non eletta) e di Carmela Santangelo (eletta, candidata a supporto di Ignazio Messina attuale presidente del consiglio comunale). Il gip ha invece ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza nei confronti del candidato consigliere Vittorio Di Natale, 49 anni, finito agli arresti domiciliari. Di Natale, come si vedrà, incontrò il boss Domenico Friscia ma, nonostante le 305 preferenze, non fu eletto. I primi contatti tra i due risalgono al 26 maggio 2022 quando Rosario Catanzaro (ai domiciliari anche lui) organizza l’incontro tra il capomafia e il candidato al consiglio comunale. 

I due si incontrano in un bar al mattino seguente. Il trojan installato nel cellulare di Friscia registra la conversazione: “Una volta sai cosa si faceva?Io ho sessant’anni non è che … non dico il nome .. non è giusto.. il presidente di dove si vota ha le schede io ci andavo.. tu ti porti quella io porto quella e gli davo cinquanta mila lire a scheda.. io parlo quando c’era la lita.. qua ci sono dieci milioni.. cosi si faceva la sera.. si cambiavano le schede.. minchia.. 800..900 voti un consigliere..ha capito che potenza..”. Il candidato consigliere rispondeva: “Io spero nella maniera più assoluta di portare cose belle per quelle che sono le esigenze della comunità.. e speriamo che questo percorso dura una vita.. io sarà a disposizione..” Il boss proseguiva: “E cerchiamo di crescere.. capito? Perchè se uno è devoto a un santo.. poi il santo.. un anno ci facciamo la statua.. un anno ci facciamo.. il coso un anno lo portiamo addosso.. perche giustamente..dice.. una fesseria.. dobbiamo aiutare un amico che non può prendere sta cosa.. non mi costa niente.. facciamolo e salviamolo! Quando uno poi ci va a bussare ma tu non ti ricordi che se non era per me.. sta cosa tu non l’avevi Vincenzù.. e allora pure ti mando i miei voti perchè..io purtroppo..se ti dico ti porto venti voti tu quando .. chissà sali.. mi dici li dove mi hanno votato? E  io ti dico tale sezione.. tale sezione..”. Il capomafia proponeva addirittura al candidato di organizzare qualche incontro in vista delle elezioni e di invitare qualche amico: “Prima delle elezioni ci vediamo qua invitiamo qualche amico.. in caso pago io non è un problema.. sai qualche voto all’ultimo momento non fa male.. si raccolgono a uno a uno ..”. L’incontro terminava e il boss e il candidato si salutavano così: “Grazie della bella conoscenza e dell’operazione che andremmo a fare.. poi è compito mio fare bella figura con voi.. grazie della fiducia..”