Nino Mandalà, condannato per mafia e uno dei boss vicini a Bernardo Provenzano, il 21 giugno scorso ha presentato un proprio libro, il romanzo “Marika”, nei locali della Real Fonderia Oretea del Comune di Palermo. Adesso il deputato dell’Assemblea siciliana, Ismaele La Vardera, del Gruppo misto, chiama in causa il sindaco Roberto Lagalla, ritenendo “incredibile che una sala ufficiale del Comune di Palermo sia stata concessa a Mandalà, considerato dagli inquirenti il capomafia di Villabate. Questo signore non si è mai pentito, la sua famiglia è sempre stata vicino a Provenzano.
E il Comune gli concede una sala per una presentazione in pompa magna con tanto di autorizzazione. Mi chiedo come queste cose risultino normali all’interno dei palazzi. Spero vivamente che il sindaco prenda provvedimenti immediati”. Alla presentazione, organizzata dall’associazione Amicizia fra i popoli, oltre all’autore erano presenti la scrittrice Sandra Guddo, l’ex provveditore agli studi di Palermo Rosario Gianni Leone, il moderatore Antonio Dolce e Pino Apprendi, garante comunale per i diritti delle persone detenute, il quale spisga che “Mandalà, già condannato per mafia, ha scontato la sua pena. Nei pochi incontri avuti con lui, ha manifestato la volontà di riconciliarsi con la vita attraverso la scrittura. Non sono un prete e non do assoluzioni, non sono magistrato e non condanno nessuno, credo nel carcere che riabilita e alla vittoria dello Stato”.
“Sapevo – aggiunge Apprendi, ex parlamentatre regionale del Pd – che c’era stata una precedente presentazione alla Fonderia nel 2016 e una nella sala del Consiglio regionale della Campania, ma lo avevo conosciuto alla presentazione di un suo scritto presso una libreria di Palermo, alla presenza di Laura Efrikian con la quale Mandalà aveva avuto rapporti epistolari. ‘Marika’ è un romanzo che non esalta l’autore e il suo passato, ma la ricerca di una rinascita, come scrive bene nella sua prefazione il portavoce nazionale dei garanti territoriali”.