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Dalla Stidda di Canicattì all’omicidio del figlio: chi è Antonio Maira

Mi conosce a me? Sa chi sono io? Si si.. in forma mafiosa ti sto dicendo che non si deve affittare quel magazzino..quella zona l’ho creata io e comando io”. Era il 23 marzo dello scorso anno e Antonio Maira, rivolgendosi ad una signora proprietaria di un garage, parlava in questi termini. Il 74enne, con alle spalle una lunga lista di precedenti ma soprattutto uno spessore criminale non indifferente, è stato arrestato questa mattina dalla Squadra mobile di Agrigento con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. https://www.grandangoloagrigento.it/apertura/chi-gli-toglie-il-pane-a-mio-nipote-gli-tolgo-la-vita-3-arresti-per-estorsione-a-canicatti. Insieme a lui sono finiti in carcere il nipote acquisito, Antonio La Marca, titolare di una officina, e Giovanni Turco, ragazzo di soli 20 anni con già numerosi procedimenti a suo carico. 

La figura principale dell’intera inchiesta è indubbiamente Antonio Maira. Già dalla fine degli anni ottanta viene indicato come uno dei membri del “paracco” canicattinese – insieme agli Avarello e ai Gallea – che ben presto si trasformerà nella ben più nota Stidda che dichiarò guerra a Cosa nostra. Una lunga scia di morti che ha insanguinato la provincia di Agrigento. Sono diversi i collaboratori di giustizia che hanno riferito l’appartenenza di Maira alla Stidda. I pentiti Giovanni Calafato e Salvatore Riggio lo hanno indicato come attivo nel settore del traffico degli stupefacenti aggiungendo anche che l’omicidio del figlio Luigi Maira, trovato morto nelle campagne di Serradifalco il 23 marzo 1989, era stata una prima reazione di Cosa nostra all’inserimento del ragazzo nell’attività criminale. Nel 1995 il collaboratore di giustizia Leonardo Messina riferisce di aver conosciuto personalmente Antonio Maira indicandolo come dedito al traffico di eroina della quale era in grado di approvvigionarsi nella zona di Ribera. Messina precisa che Maira fa parte del gruppo stiddaro di Canicattì facente capo ai Gallea ricordando che, esplosa la guerra tra Cosa nostra e Stidda, i vertici provinciali di Cosa nostra lo avevano ricompreso tra gli avversari per i quali era stato impartito l’ordine di uccidere. 

Il primo arresto di Antonio Maira risale al 1984 per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Nel 1997 arriva una prima condanna definitiva a cinque anni di reclusione per mafia. Nel 2021 viene condannato ad otto anni e dieci mesi nell’ambito dell’operazione “Cappio”. Precedentemente era stato arrestato insieme al fratello ma assolto per una vicenda di usura ed estorsioni. 

Il nome di Antonio Maira torna alla ribalta all’inizio del 2022 quando viene arrestato l’ex assessore di Palagonia Antonino Ardizzone, accusato di essere il mandante dell’omicidio di Francesco Calcagno, assassinato nel suo podere di campagna il 23 agosto del 2017. L’esecutore materiale del delitto, condannato a trent’anni di reclusione, è il licatese Luigi Cassaro. Ardizzone, in uno dei suoi verbali, dichiara: “A Canicattì io ero un appartenente al gruppo mafioso dei Maira capeggiato da Antonio e del quale faceva parte il fratello Peppe e degli altri soggetti che sarei in grado di identificare, almeno in parte. I Maira si occupavano di usura ed estorsioni [..] Oltre al capitale io mi occupavo di ritirare le rate applicate con gli interessi usurai, anche se eventuali intimidazioni venivano poste in essere dai Maira proprio in virtù della loro caratura criminale [..] Anche su Palagonia ho fatto intervenire in alcune occasioni i fratelli Maira per ottenere la restituzione delle rate usuraie. Leonardo Valerio aveva pagato ai fratelli Maira la somma di 50 mila euro per assoldare il killer che ha ucciso Francesco Calcagno”