Dalle ceneri di un grande scontro tra procuratori della stessa Dda è nato il blitz di stamani all’alba denominato “Eden 5, Triokolà”. Ed il personaggio chiave su cui ruota l’intera vicenda è Leo Sutera, boss di Sambuca di Sicilia per un lungo periodo di tempo ai vertici della consorteria mafiosa agrigentina e molo vicino al capo dei capi, attualmente latitante, Matteo Messina Denaro.
Quando “ u profissuri” venne arrestato nell’ambito dell’operazione “Nuova cupola” (era giugno 2012) si scatenò il putiferio tra i procuratori aggiunti Teresa Principato (da anni protesa verso la cattura di Messina Denaro) e Vittorio Teresi, che allora guidava il pool antimafia del versante agrigentino. La prima tuonò: “Inopportuno l’arresto di Sutera di questo momento, abbiamo perso Messina Denaro”. Lo scontro finì davanti al Csm accompagnato da un nuvolone di polemiche.
Oggi, quella vicenda sembra dimenticata e con l’operazione “Eden 5, Triokolà” viene creata altra terra bruciata al boss latitante. Grandangolo, in quel periodo, scriveva: C’è il padrino di Castelvetrano dietro le nuove strategie di Cosa nostra. Strategie che inglobano le province di Trapani, Agrigento e Palermo. Contrada Pandolfina, nelle campagne agrigentine di Sambuca di Sicilia. Sono le 13,49 dell’11 giugno scorso. Un uomo si muove tra i vigneti. Entra in un casolare. Tre minuti dopo esce e si sposta in una zona ombrosa. Si siede e tira fuori un pizzino dalla tasca. Quell’uomo è Leo Sutera. Quel pizzino, ne sono convinti gli investigatori, lo ha scritto Matteo Messina Denaro. La consegna del biglietto è solo l’ultimo di una serie di episodi. I boss, su ordine del capomafia di Castelvetrano, stanno ridisegnando la mappa del potere. Alcuni protagonisti di questa nuova stagione di intrecci sono stati arrestati. Altri, invece, sono ancora a piede libero.
In manette è finito Leo Sutera, uno che fino al suo arresto nel giugno 2012 due settimane dopo la foto, faceva parte della cerchia ristretta di persone in contatto con il superlatitante. Il 23 ottobre è toccato pure a Gaetano Maranzano, indicato come il capofamiglia di Cruillas, e Cosimo Michele Sciarabba, il mister x del summit di mafia di Villa Pensabene a Palermo. Il giovane Sciarabba è considerato vicino ai pezzi da novanta dei mandamenti di Misilmeri, Porta Nuova, Pagliarelli e Noce, molti dei quali ancora in libertà. I nomi di Maranzano e Sciarabba fanno parte delle informative dei carabinieri del Ros che erano davvero sicuri di potere arrivare a Messina Denaro seguendo Sutera. Maranzano e Sciarabba sono stati più volte intercettati durante le loro trasferte in terra trapanese e agrigentina. Hanno incontrato Sutera. Con lui hanno parlato faccia a faccia. Il mittente del foglio di carta che tiene in mano Sutera, dunque, secondo gli investigatori, non può che essere qualcuno che ha nei pizzini l’unica via di comunicazione. I fronti investigativi aperti riguardano tutte e tre le province coinvolte nei progetti di Matteo Messina Denaro.
Oggi, in manette sono finiti Giuseppe Genova, accusato di essere il capo della famiglia mafiosa di Burgio (Agrigento), Andrea e Salvatore La Puma, padre e figlio, Gaspare Ciaccio, Vincenzo Buscemi, Massimo Tarantino e Luigi Alberto La Sala. Alcuni di loro vennero filmatio dai Ros mentre si recavano nella campagna di Leo Sutera per incontrarlo. Le indagini, coordinate dal procuratore Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Maurizio Scalia, hanno svelato il rigido controllo del territorio effettuato dalla rete dei fedelissimi di Leo Sutera, il capomafia soprannominato il “professore”. Il Ros è riuscito comunque a filmare in aperta campagna gli incontri, che risalgono al periodo 2010-2012. Gli ospiti più autorevoli del “professore” erano due giovani capimafia di Palermo, Salvatore Sciarabba e Gaetano Maranzano.