Nuovo colpo agli affari della rete criminale di Matteo Messina Denaro. I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Palermo, nei confronti di quattro esponenti di Cosa nostra, indagati per rapina e ricettazione aggravate dalle finalita’ mafiose. L’operazione, denominata ‘Eden 2, si inserisce, spiegano gli investigatori, “nel quadro della complessiva manovra finalizzata alla cattura di Matteo Messina Denaro” e al “progressivo depotenziamento dei circuiti criminali ed economici della cosca”. In particolare, le indagini hanno ricondotto agli interessi del clan di Castelvetrano, cuore del potere del superlatitante, l’assalto del novembre 2013 a Campobello di Mazara, ai danni di una società di trasporti, documentando un accordo tra i principali segmenti di Cosa nostra per la gestione di progetti criminali comuni. Dunque, un patto tra Cosa nostra palermitana, in particolare la cosca di Bagheria, e quella di Castelvetrano. Un asse funzionale al reperimento di fondi anche attraverso la commissione di rapine. Risorse fresche per fare fronte alle esigenze economiche dei clan, ma anche per finanziare la latitanza di Matteo Messina Denaro, in fuga da 22 anni. E’ quanto emerge dall’operazione “Eden 2” dei carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani, che ha portato oggi all’arresto di quattro persone per rapina e ricettazione aggravate dalle finalità mafiose. L’assalto del novembre 2013 a Campobello di Mazara, ai danni di una società di trasporti, fruttato un bottino di 100.000 euro “E’ servito a finanziare – ha detto al Gr1 il colonnello Stefano Russo, comandante provinciale dei carabinieri di Trapani – le casse delle cosche mafiose di Palermo e Castelvetrano, ma anche la famiglia anagrafica di Matteo Messina Denaro. Il latitante ha bisogno di sostentamento ed è chiaro pure che Cosa nostra ha bisogno di fondi per andare avanti. Il reperimento di questi fondi passa attraverso la commissione di numerosi reati”.
Nel corso dell’operazione sono stati arrestati Giorgio Provenzano ritenuto dai carabinieri del Ros il capodecina del mandamento di Bagheria. Due degli esecutori del colpo che fruttò 100 mila euro Domenico Amari di Villabate e Michele Musso di Palermo del quartiere Brancaccio e Alessandro Rizzo ricettatore di Palermo.