L’intrattenimento è una delle industrie più antiche. Forse parliamo addirittura del secondo lavoro più vecchio del mondo.
Prima sono nati i teatri, poi gli spettacoli viaggianti, poi è arrivata la TV ed oggi abbiamo i dispositivi connessi ad Internet.
Una recente forma di intrattenimento, di cui si parla molto adesso, è la Realtà Virtuale. Con un normalissimo visore dotato di speciali lenti (Google ne ha fatto uno di cartone che si chiama Carboard, costa intorno ai 5 dollari) è possibile “entrare” in una nuova dimensione attraverso uno smartphone.
Le App ed i contenuti disponibili sono davvero molti. Dai giochi ai video, fino alle simulazioni di pilotaggio.
La sensazione che si prova con questa tecnologia è di immersione totale.
E’ Piacevole ma a lungo andare si rischia un netto distacco da quella che è la vera Realtà.
Oggi siamo abituati a condividere online, condividiamo interessi, foto, opinioni. Quello che sta accadendo adesso è che ci stiamo avvicinando a poter “vivere” online.
Il nostro modo di vivere è cambiato insieme alla tecnologia, e tutto questo è accaduto molto in fretta.
Se ci fate caso la parola condivisione ha assunto un significato totalmente diverso e sicuramente lo stesso accadrà con la parola “Realtà”.
Con la stessa velocità, domani, riusciremo a condividere la Realtà Virtuale con le persone che abbiamo intorno avendo la possibilità di creare e vivere qualcosa che non esiste.
Per rendere l’idea, in un futuro prossimo ci troveremo a rispondere a questa domanda: dove vivi nella realtà virtuale?
Descritto così può fare un po’ paura ma la verità mostra che la realtà virtuale può dare molte più opportunità di quelle che internet ha dato a noi negli anni 2000.
Possiamo “entrare” nel corpo umano, fare una passeggiata su Marte e probabilmente scaricheremo programmi che cambieranno colore alle pareti di casa (inquinando di meno).
Come utilizzeremo la realtà virtuale dipenderà da noi e da come sarà la società tra 10 anni.
Questo è solo uno dei motivi principali per cui oggi i programmi scolastici dovrebbero innovarsi e parlare seriamente di cosa è la tecnologia che viviamo, trattando anche il tema dell’attualità.
Il Web 2.0 ha creato migliaia di posti di lavoro ma non sono pochi i casi in cui è stato utilizzato in modo scorretto e/o pericoloso. Specialmente dalle fasce di età più giovani.
La scuola dovrebbe essere il primo passo per costruire una società migliore e competente.
Sottovalutare l’impatto che la tecnologia ha su di noi continuando a presentare gli stessi programmi di 30 anni fa comporta il rischio di aumentare ancora di più le distanze tra noi e il mondo che verrà.
Preferirei evitarlo.
Piero Frenna