Riprende, con il controesame del colonnello dei Carabinieri Massimo Giraudo, il processo sulla trattativa tra Stato e mafia, che si celebra nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo. E’ la prima udienza dopo il deposito delle motivazioni della sentenza di assoluzione di Calogero Mannino, uno stralcio del processo trattativa. Presenti in aula i pm Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia. La Corte d’assise è presieduta da Alfredo Montalto. Nelle scorse udienze l’ufficiale dell’Arma, durante l’esame dei pm, aveva parlato, in particolare, del ruolo del generale Mario Mori, imputato del processo per minaccia a corpo politico dello Stato. “Era il 1996 ed il 1997 – aveva detto Giraudo – ci fu un cambiamento netto di De Caprio (il Capitano Ultimo ndr) nei confronti di Mori. Aveva un atteggiamento critico rispetto alla politica del Ros che era la punta dell’arma dei carabinieri. Era particolarmente irritato”. Sul motivo, Giraudo aveva spiegato: “C’era una questione di personale e De Caprio mi manifestò una profonda irritazione per il rinforzo di uomini mancato che lui riteneva necessari per arrivare alla cattura di Provenzano. A chi lo chiese? A Mori”. Negli anni Novanta Massimo Giraudo prestava servizio al Ros presso il raggruppamento che si occupava della criminalità eversiva. Nella stessa udienza Giraudo aveva anche detto che “dopo la cattura di Riina” era “convinto che il Ros potesse crescere ulteriormente nel contrasto alla criminalità organizzata. Disse anche che ‘se chiediamo un satellite ce lo danno’. Quando chiese però quegli ulteriori uomini ricevette il rifiuto di Mori. Ma non entrai nello specifico. So solo che in quel periodo i rapporti tra loro erano cambiati notevolmente”. Oggi Giraudo dovrà continuare a rispondere alle domande della difesa. Il primo legale a prendere la parola è l’avvocato Basilio Milio, che difende il generale Mori e il colonnello Giuseppe De Donno.