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La sparatoria a Villaggio Mosè, svolta nelle indagini: fermati il fratello della vittima e altri due

foto e video di Sandro Catanese e Gabriele Terranova

Svolta nelle indagini sulla sparatoria avvenuta nella concessionaria di auto a Villaggio Mosè. La procura di Agrigento ha emesso un provvedimento di fermo nei confronti di tre indagati. Si tratta del fratello della vittima – Angelo Di Falco – e di altre due persone – Calogero Zarbo, 41 anni, e Domenico Avanzato, 40 anni – che si trovavano in compagnia di Roberto Di Falco, il trentottenne deceduto ieri pomeriggio in seguito ad un colpo di pistola all’addome. Il provvedimento è firmato dal procuratore capo Giovanni Di Leo. Ad eseguirlo gli agenti della Squadra mobile di Agrigento, guidati dal dirigente Vincenzo Perta e dal vice Andrea Palermo. Gli indagati, difesi dagli avvocati Santo Lucia e Antonio Ragusa, compariranno tra lunedì e martedì davanti il gip per l’udienza di convalida del fermo. Tutti sono stati trasferiti nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” di Agrigento. Le contestazioni, al momento, non sono ufficialmente note anche se è lecito ipotizzare che gli indagati debbano difendersi dall’accusa di omicidio o di favoreggiamento personale aggravato.

Il movente alla base della rissa, sfociata poi in una sparatoria che ha provocato la morte del trentottenne, sarebbe riconducibile ad un’auto venduta e pagata con assegni senza copertura. Tutto è avvenuto nell’autosalone “AutoXpassione” di Villaggio Mosè, dove nel pomeriggio di ieri ad affrontare il titolare dell’autosalone, Lillo Zambuto, si sono presentati in quattro: la vittima, il fratello Angelo, titolare di una rivendita di auto a Palma, ed altri due loro amici. Ad accendere la violenta discussione, secondo una prima ricostruzione, sarebbe stato proprio Angelo Di Falco che ha rivendicato con forza il pagamento della vendita di un’autovettura pagata – è questa l’ipotesi – con assegni scoperti.

Il battibecco tra i contendenti è sfociato immediatamente in rissa culminata con la morte di Roberto Di Falco, colpito all’addome da un proiettile. I tre accompagnatori della vittima nel corso degli interrogatori condotti in Questura dal procuratore capo Giovanni Di Leo non hanno convinto gli inquirenti. Le indagini non sono concluse e vanno oltre. Particolare attenzione degli investigatori viene rivolta agli ulteriori interrogatori, alla pistola usata che al momento sembra non trovarsi e alle immagini di videosorveglianza registrate da telecamere installate in zona. Nelle prossime ora verrà eseguita anche l’autopsia dal  medico legale Alberto Alongi.