“Particolare spregiudicatezza” del maresciallo dei carabinieri Luigi Pirollo e del consigliere comunale Giorgio Randazzo, arrestati, il primo per accesso abusivo al sistema informatico e violazione del segreto d’ufficio, il secondo per ricettazione per aver tenatto di vendere a Fabrizio Corona file riservati sulla cattura di Matteo Messina Denaro. Lo sottolinea il gip di Palermo Alfredo Montalto. In particolare, il militare “per non essersi fatto remora di piegare la propria funzione ad interessi estranei nonostante il rischio (di cui era certamente consapevole per avere partecipato alle attivita’ seguite all’arresto del latitante) di pregiudicare il buon esito delle investigazioni, ancora in pieno svolgimento, per la necessita’ di ricostruire, oltre che la rete dei favoreggiatori del latitante piu’ diretti e immediati che sono stati sinora individuati, soprattutto i rapporti e le attivita’ del latitante nell’ambito dell’associazione mafiosa di cui e’ stato a capo sino al momento del suo arresto (quanto meno quella operante nell’ambito del territorio della provincia di Trapani) e le fonti illegali di approvvigionamento delle disponibilita’ economiche che lo stesso latitante, in un suo interrogatorio successivo all’arresto, ha ammesso di avere seppur rifiutandosi di indicarle”.
Ebbene, per il gip, la condotta del Pirollo, “ancora piu’ grave per il suo diretto coinvolgimento nelle indagini” e per la fiducia anche in lui riposta dai colleghi (si e’ visto sopra del suo inserimento nella chat di whatsapp utilizzata per ragioni di servizio), “rende evidente l’esistenza, nell’indagato,di una personalita’ priva di scrupoli di sorta e come tale in alcun modo tranquillizzante riguardo al concreto rischio di reiterazione delle condotte delittuose, che’, d’altra parte, e’ confermato anche dall’attualita’ delle condotte e dallo sviluppo ancora in corso delle vicende oggetto delle odierne contestazioni di reato”. Analoghe considerazioni valgono anche per Randazzo tenuto conto anche del suo ruolo pubblico di consigliere comunale di Mazara del Vallo “e delle conseguenti responsabilita’ verso la comunita’ che rappresenta, particolarmente colpita in negativo, insieme a quella del confinante Comune di Campobello, dalle vicende della piu’ recente latitanza del Messina Denaro (che, tra l’altro, proprio a Mazara del Vallo ebbe a ricoverarsi e ad operarsi), che, tuttavia, non gli hanno impedito di tentare, in ogni modo e ripetutamente, di monetizzare l’illecito commesso anche a rischio di gettare ulteriore discredito sulla comunita’”. Anche per Randazzo, dunque, “e’ elevato il pericolo di commissione di ulteriori reati della stessa specie, essendo egli ancora in possesso di copia dei files illecitamente sottratti da Pirollo dal sistema informatico e dall’archivio segreto dei carabinieri (mentre, d’altra parte, non puo’ neppure escludersi che egli sia venuto gia’ in possesso di altri ed ulteriori files oltre quelli gia’ mostrati a Pisto)”.