Sostiene di non potere stare in aula come imputato al fianco dei mafiosi, “contro i quali ho sempre lottato”: Pino Maniaci rivendica la propria diversita’, rispetto agli altri undici accusati di far parte delle cosche di Partinico e Borgetto (Palermo), finiti nella stessa udienza preliminare: Nicolo’ e Antonio Salto, Giuseppe, Tommaso, Francesco, Davide e Antonino Giambrone, Francesco e Salvatore Petruso, Antonino Frisina e Salvatore Brugnano rispondono di mafia ed estorsioni aggravate dall’agevolazione di Cosa nostra, mentre il direttore di Telejato risponde di estorsione semplice. Secondo i pm Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene, il giornalista pubblicista avrebbe ottenuto denaro e altre utilita’ (magliette sponsorizzate, un’assunzione) non dovuti dal sindaco e da un assessore di Borgetto, Gioacchino De Luca e Gioacchino Polizzi, e dal primo cittadino di Partinico, Salvo Lo Biundo. Oggi De Luca ha chiesto al Gup Gabriella Natale di costituirsi parte civile contro Maniaci, mentre le associazioni che hanno chiesto di partecipare all’udienza preliminare (il Centro Pio La Torre, Confesercenti e Confcommercio) hanno presentato la costituzione solo contro i presunti mafiosi. Maniaci e’ arrivato al palazzo di giustizia con una troupe inglese, che sta girando un docu-film su di lui. “Non ho fatto estorsioni, io i mafiosi li ho sempre denunciati e ora mi ritrovo con loro in questo processo”, ha detto il direttore dell’emittente di Telejato. Concetto ribadito anche dall’avvocato Antonio Ingroia, che difende l’imputato con il collega Bartolomeo Parrino. Il processo e’ stato rinviato al 27 febbraio per un difetto di notifica.