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“Commissionano all’amico di famiglia l’omicidio del padre e del nonno”, al via il processo 

Ad oltre trent’anni di distanza dai fatti si apre il processo sul duplice omicidio di Gaetano e Salvatore La Placa, padre e figlio uccisi a colpi di fucile il 14 ottobre 1992 nelle campagne di San Biagio Platani. Un caso che per tre decenni sembrava essere finito nel dimenticatoio fino alla svolta nelle indagini avvenuta nel maggio 2024 con l’iscrizione nel registro degli indagati di tre persone. Le stesse che oggi siedono sul banco degli imputati con l’accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione e dall’aver agito contro un ascendente. Si tratta delle sorelle Carmela e Rosalba La Placa, 56 e 67 anni, entrambe di San Biagio Platani, e di Luigi Costanza, 77 anni, di Comitini (difesi dagli avvocati Antonino Gaziano, Mongiovì Gaziano, Daniela La Novara, Valentina Buongiorno e Gaetano Timineri).

Per la procura di Agrigento (rappresentata in aula dal pm Gloria Andreoli) le sorelle avrebbero commissionato all’amico di famiglia, pagando 50 milioni di vecchie lire, l’omicidio del padre ma nell’agguato venne ucciso anche il nonno. Il processo, che si celebra davanti la Corte di assise di Agrigento presieduta da Alfonso Malato, si è aperto questa mattina con il giuramento dei giudici popolari e l’avvio del dibattimento. Il prossimo 17 marzo cominceranno le audizioni dei primi testimoni e, in particolare, degli agenti della polizia giudiziaria che per primi si occuparono del caso nell’ormai lontano 1992. Un “cold case” rispolverato grazie ad un parente delle vittime che ha cominciato a indagare e ricomporre i racconti frammentati che si facevano a mezza bocca in famiglia su quanto era accaduto. 

Nel maggio scorso arriva la svolta quando i carabinieri eseguono perquisizioni a tappeto nelle abitazioni delle due sorelle e dell’amico di famiglia. Per l’accusa, Carmela e Rosalba La Placa (insieme alla madre Rosalia Guadagnano, nel frattempo deceduta) sarebbero le ideatrici dell’omicidio dei congiunti maturato in un clima di aspri dissidi familiari. Non avrebbero sopportato i maltrattamenti e soprusi del padre-marito e la decisione di quest’ultimo di allontanare dall’abitazione il compagno della figlia. Così, piuttosto che denunciare, avrebbero commissionato il delitto a Luigi Costanza, all’epoca venditore ambulante di abbigliamento nonché amico di famiglia delle vittime. Alle prime luci dell’alba del 14 ottobre 1992 le donne avrebbero avvisato il killer che il La Placa aveva appena lasciato l’abitazione per dirigersi in contrada Mandralia per una battuta di caccia insieme al padre. I due, a bordo di una Fiat 127, vengono fatti accostare sul ciglio della strada. Poi, improvvisamente, gli spari: una fucilata alla testa a Gaetano La Placa, che era alla guida, e un’altra all’indirizzo del padre Salvatore che si trovava nel lato passeggero. 

Le donne, come corrispettivo per i due omicidi, avrebbero pagato a Costanza 50 milioni di lire in parte provenienti dalla riscossione di buoni fruttiferi intestati ad una delle due vittime. Al killer sarebbero stati regalati anche i cani da caccia e la Jeep di Gaetano La Placa, quest’ultima con regolare passaggio di proprietà avvenuto cinque mesi dopo il delitto.