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Catturato in Tunisia Angelo Stracuzzi, era latitante da maggio 

Finisce ad Hammamet, città tunisina dove si era rifugiato anche l’ex presidente del Consiglio Bettino Craxi, la latitanza di Angelo Stracuzzi, l’imprenditore licatese al centro di una delicata inchiesta su un giro di estorsioni mafiose compiute tra Agrigento e Licata. L’operazione è stata condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo (G.I.C.O.), sotto la direzione della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, attraverso il canale di cooperazione internazionale Interpol.

Stracuzzi si era reso ufficialmente irreperibile lo scorso 8 maggio quando la Suprema Corte accogliendo un ricorso della Direzione distrettuale antimafia di Palermo aveva decretato la cattura. Il cinquantenne così aveva fatto perdere le sue tracce sul territorio nazionale. La cattura è avvenuta ad opera della Brigade Criminelle della Polizia tunisina, nel quadro di un’azione sviluppata in costante raccordo con il menzionato Nucleo PEF, all’esito di più giorni di intensa attività in Italia e nel Paese estero. Grandangolo aveva raccontato nei mesi scorsi – in esclusiva – l’indagine a carico di Stracuzzi, indicato quale protagonista di una serie di giravolte finanziarie – con lo scopo di sottrarsi da eventuali provvedimenti di sequestro – nonché di estorsioni e turbata libertà degli incanti al fine di agevolare la Stidda agrigentina.

La Direzione distrettuale antimafia, dopo che il Gip aveva rigettato la richiesta di cattura originata da un pregevole lavoro svolto dalla Guardia di finanza, nei confronti dell’imprenditore, aveva proposto ricorso al Riesame. Il Tribunale della libertà, ribaltando il verdetto del primo giudice, aveva così disposto la custodia cautelare in carcere da eseguirsi solo dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione avvenuto nel maggio scorso. Ma Angelo Stracuzzi era già irreperibile. L’attività conferma il perdurante impegno della Guardia di Finanza nello svolgimento di indagini delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, nonché l’efficacia e l’incisività dei canali di cooperazione internazionale, strumenti irrinunciabili per combattere le mafie e le organizzazioni criminali più strutturate.