Sono attesi il 14 settembre i risultati delle analisi dei carabinieri del Ris di Messina sulle pistole sequestrate nel giugno scorso a Calogero e Antonio Bellavia, arrestati con l’accusa di detenzione e porto d’arma clandestina e ricettazione.
Gli inquirenti attendono, dunque, una risposta concreta dalle analisi effettuate dai Ris per capire se le armi sequestrate ai Bellavia – una Taurus e una Smith &Weston – siano state utilizzate di recente. Un dato, qualunque esso sia, che avrà fondamentale importanza sullo sviluppo delle indagini. Almeno su queste prime armi.
Perché, negli ultimi tempi, a Favara di armi ne sono state trovate tante.
Come lo scorso 20 giugno quando i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile, insieme ai militari della Tenenza di Favara, – dopo 12 ore di perquisizione – trovarono un vero e proprio arsenale nelle disponibilità di un insospettabile infermiere, Amedeo Caruana: 4 pistole, 3 mitragliette, 1 moschetto, 2 carabine, 1 bomba a mano, 1 granata.
E ancora, 8000 cartucce, decine di silenziatori e caricatori e arnesi per la fabbricazione di armi. L’infermiere, comparso due giorni dopo il suo arresto davanti al Gip, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
E i carabinieri, poco più di un mese dopo, individuano in un’altra abitazione alle porte di Favara, ma nelle disponibilità dello stesso insospettabile infermiere, una mitraglietta modello AK 47 “Kalashnikov” ed Fucile calibro 12; Circa 40 cartucce calibro 7.62 perfettamente funzionanti.
A questi già gravi episodi si aggiunga il ritrovamento – il 25 luglio scorso – di un secondo arsenale, sempre a Favara. Questa volta le armi – fucili, granate, munizioni – erano nascoste all’interno di un tubo in una insenatura di un muretto.
A cosa servono tutte queste armi?