Favara

Favara, agguato a Carmelo Nicotra: non eseguiti gli esami sulla Fiat Panda rubata

E’ un’indagine complicata, gravida di misteri, contraddizioni, grondante di sangue sparso sull’asse Liegi – Favara.

Da oggi è noto, cinque persone sono indagate con l’accusa di tentato omicidio, possesso illecito di armi (anche da guerra) e munizioni mentre un’altra, la vittima del mancato omicidio, è chiamata a rispondere dei reati di ricettazione e favoreggiamento personale.

La vicenda che ci occupa è il tentato omicidio di Carmelo Nicotra, panettiere (ultimo mestiere conosciuto) di Favara, miracolosamente scampato ad un agguato compiuto a colpi di kalashnikov la sera dello scorso 23 maggio.

Insieme a lui ma per i reati di tentato omicidio ed il possesso e l’uso delle armi in luogo pubblico, sono i favaresi Calogero e Antonio Bellavia, 27 e 44 anni, Calogero ed Emanuele Ferraro, 39 e 41 anni, e Carmelo Vardaro, 39 anni. Per tutti anche per Nicotra i reati ipotizzati sono gravati dall’articolo 7 (favoreggiamento mafia).

Nicotra è accusato di favoreggiamento personale perché secondo gli inquirenti non avrebbe voluto rivelare i nomi di chi la sera del 23 maggio, in via Torino, attentò alla sua vita.

Gli investigatori sono convinti: la vittima conoscerebbe l’identità dei suoi sicari.

Sempre Nicotra è indagato anche per ricettazione dato che nel magazzino di via Torino dove nell’immediata vicinanza venne compiuto l’agguato venne trovata una Fiat Panda risultata rubata a Catania nel febbraio 2016. Auto che è stata sequestrata (in verità nuovamente sequestrata) con provvedimento del Pm della Dda di Palermo, Claudio Camilleri al fine di compiere accertamenti necessari per il prosieguo delle indagini. Accertamenti irripetibili che dovevano essere effettuati lo scorso 5 dicembre, nella sede di Polizia scientifica di Palermo. Accertamenti che sono saltati per un intoppo procedurale e che riguarderebbero un paio di mozziconi di sigarette e alcune impronte, più un video dove vi sarebbero stati  immortalati 2 uomini incappucciati e uno col casco integrale, i tre uomini del commando che avrebbe sparato quella sera di maggio in via Torino, mentre un quarto sarebbe rimasto a bordo del furgone utilizzato per l’agguato. Video che sarebbe stato ripreso da una videocamera in lontananza dalla zona del misfatto.

Massimo riserbo da parte degli investigatori.